Giovane mamma morta dopo il parto a Villa Betania: l’anestesista era stato radiato 5 anni fa.
Era stato radiato dall’ albo nel 2015 e quindi non poteva e doveva essere in servizio. Invece, quella tragica notte tra il 19 e 20 febbraio scorsi, il medico rianimatore era al lavoro. A rendere nota la circostanza sono gli avvocati Amedeo Di Pietro e Alessandro Milo, legali del fratello di Rosa Andolfi, la giovane mamma affetta da una lieve forma della sindrome di Tourette (tic motori e fonatori incostanti) morta a 29 anni dopo avere dato alla luce un maschietto nell’ospedale evangelico Villa Betania di Napoli. Gli avvocati hanno acquisto, nell’ambito di indagini difensive portate avanti in questi mesi, l’attestato della FNOMCEO Federazione dei medici Italiani, nel quale si attesta che l’anestesista e’ stato cancellato dall’Albo dei medici dal 2015 e quindi non poteva esercitare.
Una circostanza che potrebbe dare un’altra lettura alla vicenda e che si affianca alle risultanze dell’esame autoptico eseguito sulla salma di Rosa, gia’ madre di un bambino partorito con un taglio cesareo eseguito quattro anni prima senza problemi dopo di una anestesia totale. “I quattro consulenti medici nominati dalla Procura, un medico legale, un ginecologo, anestesista rianimatore e anatomopatologo- sottolineano gli avvocati – hanno attestato una serie di errori nella consulenza redatta a distanza di diversi mesi dall’autopsia, eseguita lo scorso 3 marzo, ma concludono la relazione tecnica sostenendo che ‘non ci sono responsabilita’ a carico dei sanitari, a parte quella di aver atteso due ore per intubare la paziente in preda ad una crisi respiratoria, anche se alla luce della scoperta della cancellazione dall’albo nel 2015 dell’anestesista ora ci aspettiamo un rinvio a giudizio a stretto giro”.
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Gli Avvocati Milo e Di Pietro continuano ribadendo che: “E’ inutile dire che questa gravissima negligenza comporta dei gravissimi profili di responsabilita’ anche della struttura Villa Betania di Ponticelli, per ‘culpa in vigilando ed in eligendo’ dei propri dipendenti, secondo un principio di responsabilita’ oggettiva, infatti ogni struttura sanitaria ha l’obbligo, morale e giuridico, di controllare che gli esercenti la professione sanitario abbiano tutti i requisiti in regola per svolgere la professione”. All’autopsia hanno assistito anche i consulenti nominati dall’avvocato Di Pietro: i professori Pietro Tarsitano e Domenico Caruso e il dottore Maurizio Municino. Il primario, nella cartella clinica, sostiene che Rosa Andolfi doveva essere sottoposta a una anestesia totale, quindi e’ inspiegabile, che sia stata invece praticata l’anestesia locale.
“L’anestesista, a nostro parere, – continuano i legali – si e’ reso colpevole di esercizio abusivo della professione perche’ a fronte di una cancellazione dall’albo non e’ consentito esercitare la professione medica”. Alla fine dello scorso mese di febbraio sei medici dell’ospedale in questione, tra cui l’anestesista, sono stati iscritti nel registro degli indagati per l’ipotesi di accusa di omicidio colposo in ambito sanitario.
Articolo pubblicato il giorno 2 Novembre 2020 - 22:26