«Un buco formativo inerente alla formazione degli specializzandi in medicina»: è la denuncia al Governo di Francesco D’Andrea, presidente del Collegio universitario dei chirurghi plastici.
Che poi spiega: «Gli studenti in medicina, soprattutto gli specializzandi delle varie branche, avranno un buco formativo che durerà per tutta l’emergenza Covid e che porterà al conseguimento del diploma senza una completa acquisizione delle conoscenze specifiche per le singole discipline».
L’EMERGENZA
«L’emergenza Covid, le misure intraprese per affrontare la diffusione del contagio e la gestione dei degenti – prosegue D’Andrea – ha determinato un potenziamento dell’assistenza esclusivamente orientato sui pazienti affetti da Coronavirus a scapito dell’assistenza di coloro che sono affetti da altre patologie. Tale organizzazione che – oltre ad avere una ricaduta negativa generale sulla tutela della salute dei cittadini che, se affetti da patologie non gravi ma comunque invalidanti, sono costretti a rivolgersi ad una sanità privata o ad entrare in liste di attesa interminabili – ha portato una serie di conseguenze negative sulla formazione dei futuri medici».
LA BATTAGLIA
L’importanza della formazione è correlata a un altro tema fondamentale: il contrasto all’abusivismo della professione. D’Andrea è infatti impegnato da due anni in una incisiva battaglia per la lotta contro gli abusivi della categoria dei chirurghi plastici, categoria non tutelata dalla legge italiana. Sulla questione D’Andrea ha attenzionato e incontrato vertici del Governo per cercare di arginare un fenomeno, che crea danni soprattutto ai pazienti che si affidano alle cure di falsi specialisti, che a volte ne causano addirittura la morte.
L’APPELLO
«In qualità di presidente del Collegio universitario di chirurghi plastici – dice D’Andrea – segnalo alle autorità competenti una criticità che coinvolge centinaia di studenti in medicina, ma soprattutto gli specializzandi. La formazione dei giovani medici deve passare inevitabilmente attraverso un’attività di tipo pratico, con frequenza di reparti e sale operatorie e partecipazione diretta a tutte le attività assistenziali che riguardano una specifica disciplina e non soltanto, come sta succedendo in epoca Covid, solo a quelle urgenti e di tipo oncologico. La limitazione attualmente imposta dalle regioni, in gran parte del Paese, di eseguire solo urgenze e di riconvertire i reparti che fanno medicina e chirurgia di elezione in reparti Covid, di fatto penalizza fortemente l’offerta formativa per gli studenti pre e post laurea, concentrandola esclusivamente alla gestione di pazienti urgenti e oncologicii. Credo dunque sia opportuno considerare tale criticità e attuare dei correttivi, come ad esempio prevedere una percentuale di attività di elezione in spazi dedicati o un recupero dell’attività formativa che non si è potuta svolgere in maniera completa in questa fase di emergenza, andando oltre i termini di durata dei singoli corsi di specializzazione stabiliti per legge per un periodo pari al tempo di durata dell’attuale stato di emergenza», conclude D’Andrea.
Articolo pubblicato il giorno 9 Novembre 2020 - 18:11