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Camorra ad Avellino: l’ex segretario provinciale della Lega favorì l’elezione del figlio del boss

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Camorra ad Avellino: l’ex segretario provinciale della Lega favorì l’elezione del figlio del boss.

 

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E’ quanto emerge dall’inchiesta bis sul nuovo clan Partenio che stamane ha portato all’emissione di 14 ordinanze cautelari e al sequestri di bnei per 4 milioni di euro. Si tratta dell’avvocato Sabino Morano che secondo le accuse della Dda ha ostacolato il libero esercizio del voto il “Nuovo Clan Partenio”, procurando preferenze per Damiano Genovese, l’ex consigliere comunale e figlio del boss ergastolano al 41 bis Damiano. Lo scrive il gip di Napoli Fabrizio Finamore nell’ordinanza cautelare. Complessivamente sono 17 le persone indagate dai sostituti procuratori Henry John Woodcock, Simona Rossi e Luigi Landolfi. Il clan, secondo gli inquirenti, ha contaminato le elezioni amministrative tenutesi ad Avellino nel giugno del 2018.

Morano, sempre secondo i pm, avrebbe accettato la promessa di procurargli i voti nelle elezioni comunali fatta dai capiclan Pasquale e Nicola Galdieri, anche attraverso Damiano Genovese. In cambio avrebbe dovuto soddisfare, scrive il gip, “non meglio specificate utilita’ e in cambio della disponibilita’ a soddisfare gli interessi e le esigenze del clan e dei suoi membri”. Gia’ in campagna elettorale, tra l’altro, ci sarebbe stato un impegno concreto – sostengono gli investigatori – in merito a un centro pugilistico gestito dalla camorra in una scuola del capoluogo irpino. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche l’imprenditrice Livia Forte, per i carabinieri di Avellino in stretti contatti con il clan (le viene contestata l’associazione di stampo mafioso) la quale, insieme al fratello Modestino (anche per lui, come per la sorella, e’ stato disposto il carcere) assoggettavano alle volonta’ della camorra le loro vittime, i proprietari degli immobili messi all’asta, approfittando del loro stato di necessita’.

Livia e Modestino Forte, insieme con Armando Pompeo Aprile (anche per lui il gip ha disposto il carcere), soprannominati “i tre-tre”, sono personaggio molto noti ad Avellino. Partecipavano alle attivita’ criminose connesse alla gestione delle aste immobiliari, principalmente quelle incardinate nel Tribunale di Avellino, utilizzando anche violenze e minacce per intimidire i partecipanti a vantaggio loro e del clan.

“Ho vinto, stiamo al Comune”. Esordisce entusiasta Damiano Genovese nel colloquio nel carcere di Voghera con il padre Amedeo, detenuto in regime di 41 bis. E’ il 28 giugno 2018 e il figlio del boss che ha governato il giro di droga e il racket delle estorsioni ad Avellino e nell’hinterland negli anni 2000, esulta per il successo elettorale e per la posizione di forza. In uno dei rari colloqui concessi, Damiano Genovese illustra al padre, che non era mai riuscito a penetrare nell’amministrazione del capoluogo, le strategie dell’immediato. Hanno vinto i 5 Stelle, eleggendo Vincenzo Ciampi, “ma non hanno la maggioranza”, spiega Genovese al padre.

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“Hanno 5 consiglieri e quindi chiamano noi”, aggiunge l’uomo, destinatario oggi di una delle misure cautelari nell’ambito dell’indagine della procura di Napoli su aste giudiziarie pilotate a favore di ‘amici’0 del clan nuovo Partenio. Nel colloquio intercettato il neo consigliere comunale, eletto nella lista della Lega assieme al candidato sindaco Sabino Morano e’ esplicito: “Andiamo insieme a loro (riferendosi al M5S, ndr.) pero’ io sto con la Lega”. Una condizione che non entusiasma Amedeo Genovese. “A me Di Maio non piaceva – esplicita il capoclan – che poi tutti e due (riferendosi anche a Di Maio e Salvini) stanno contro i detenuti, pero’ non fa niente!”. Damiano Genovese lascia anche intendere che si discutera’ della giunta. “Ma io l’assessore non lo faccio – confida al padre – perche’ mi dovrei dimettere da consigliere”. L’esito delle amministrative 2018 non e’ andato proprio come i Genovese speravano, dato che contavano di eleggere Morano, avvocato e segretario provinciale dell’epoca della Lega ad Avellino, come sindaco. “E’ un bravo ragazzo – dice Damiano Genovese – se lo merita perche’ sta sempre a disposizione”.

Il clan aveva un controllo capillare delle aste giudiziarie che si tenevano nel tribunale civile di Avellino. Il clan Partenio riusciva a condizionare il settore immobiliare di Avellino e dell’hinterland. Le possibilita’ erano due: acquisire a prezzi ribassati immobili anche di valore, oppure costringere i precedenti proprietari, che si erano visti pignorare i loro beni, a pagare somme per evitare che alle aste si presentassero concorrenti che impedissero la riacquisizione. E’ cosi’ che la cosca e’ riuscita a creare un patrimonio di almeno 59 appartamenti e 26 terreni, tutti sequestrati oggi dalla Guardia di finanza di Napoli su ordine della direzione Distrettuale Antimafia.

Nell’indagine condotta dai pm Landolfi, Woodcock e Rossi sono stati arrestati 14 esponenti del clan che fa capo ai fratelli Nicola e Pasquale Galdieri. E proprio i Galdieri, attraverso l’immobiliarista Lidia Forte, riuscivamo a controllare il mercato immobiliare ad Avellino e in provincia. In un ristorante di proprieta’ della famiglia Forte si tenevano i vertici per organizzare il controllo delle aste, e li’ venivano convocati i proprietari soggetti a pignoramento che erano minacciati dal clan. I malcapitati erano messi di fronte alla scelta di pagare somme consistenti per evitare che i loro immobili finissero in altre mani, oppure potevano riacquistare in un secondo momento la casa perduta dalle mani dello stesso clan. Nell’operazione scattata oggi la Guardia di finanza e i carabinieri del comando provinciale di Avellino hanno sequestrato una serie di assegni circolari tutti incassati dalla famiglia Forte anche attraverso prestanome.


Articolo pubblicato il giorno 9 Novembre 2020 - 22:45 / di Cronache della Campania


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