L’esito dell’autopsia effettuata dalle autorita’ colombiane sul corpo di Mario Paciolla, il volontario delle Nazioni Unite trovato morto a San Vincente de Caguan lo scorso 15 luglio, avalla l’ipotesi del suicidio, individuando come causa della morte danni cerebrali provocati dal soffocamento. Lo riferisce il quotidiano “Semana”, spiegando che nel loro rapporto i medici della sezione di medicina legale di Caqueta’ affermano che la causa della morte “e’ data da un’encefalopatia ischemica ipossica dovuta alla compressione dei vasi sanguigni del collo pendente”.
Il rapporto indica che oltre alle ferite al collo, il cadavere presentava diversi tagli superficiali sui polsi, sottolinea che durante l’autopsia “sono state eseguite speciali dissezioni” per cercare un altro trauma nascosto che potesse spiegare la morte della vittima, ma non ne hanno trovato nessuno. I medici legali descrivono poi le ferite riscontrate sui polsi: sull’avambraccio destro Paciolla presentava cinque tagli di lunghezza compresa tra 1,3 e 3,5 centimetri e profondi tre millimetri. In quello di sinistra c’erano tre ferite di dimensioni inferiori ai 2,7 centimetri e di quattro millimetri di profondita’. Le ferite su entrambe le braccia hanno lesionato i tendini e il rapporto forense le considera autoinflitte.
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“Se il lavoro investigativo esclude altre circostanze relative alle indagini sulle modalita’ di morte, questo e’ coerente con il suicidio”, si legge nel documento, che descrive inoltre diversi dettagli della scena del crimine, sui quali sta indagando in parallelo anche la Procura di Roma. Quest’ultima ha aperto un fascicolo per omicidio dopo i risultati di una prima autopsia effettuata sul campo dal medico Vittorio Fineschi. Il rapporto di autopsia riferisce infine che sono stati trovati due coltelli, una pozza di sangue, due computer – di cui uno acceso – ed un hard disk esterno, e che erano macchiati di sangue sia la felpa che la camicia di Paciolla.
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