Camille, una produzione ARB Dance Company per la direzione artistica di Annamaria Di Maio. Al Teatro Bellini di Napoli il 7 ottobre ore 21
Concept Valeria D’Amore, adattamento testi e coreografia Franceca Gammella.
Assistente coreografie Martina Fasano, scenografia Ciro Lima Inglese.
Musiche Justin Curfman, realizzazione e scenografie e costumi Dietro le quinte srl
Ideazione e realizzazione videomapping Sossio Pezzella; cast artistico Marina Cioppa, Roberto Solofria.
Danzatori: Maria Avolio, Roberta De Rosa, Martina Fasano, Aniello Giglio, Katia Marocco
Organizzazione generale Dietro le quinte srl
Trucco e parruccoo Rosaria Romano
Light designer Vincenzo Guida
Durata 50 minuti
Ci sono spettacoli che, ancor prima di andare in scena, assolvono alla loro funzione di stimolare curiosità e generare riflessioni. E’ quello che accade per “Camille”, l’evento di teatro-danza, ispirato dall’omonimo testo di Dacia Maraini, che va in scena il 7 ottobre alle ore 21 al Bellini nell’ambito della seconda sessione del Napoli Teatro Festival Italia 2020.
La storia della grande artista francese Camille Claudel, sorella del poeta Paul e allieva prediletta del famoso scultore Auguste Rodin, non dà vita solo a una performance capace di coniugare teatro, musica, danza e arte multimediale, ma, attraverso l’adattamento, i testi e la coreografia di Francesca Gammella, diventa materia da plasmare, argilla, narrazione di forte impatto emotivo, dove il passato si fa presente e induce a meditare sul genio femminile e sulle difficoltà che ogni donna incontra ancora oggi per affermare il suo talento, la sua indipendenza, il suo bisogno selvaggio e ostinato di libertà.
“Nessuno, dico nessuno, può raccontare meglio di me la storia di Camille Claudel”. Queste parole di Rodin, dove il legame di un amore malato è prima intuito, poi svelato, sono l’incipit di un’azione che si svolge in un tempo sospeso, non definito, nel quale la figura dell’artista, appesantito dalla vecchiaia e macerato dal rimorso, si antepone a quella di una Camille rassegnata, stanca, sofferente, internata dalla sua stessa famiglia in manicomio.
Un viaggio introspettivo, nel quale la danza e i suoi interpreti disegnano i movimenti e le forme di un’anima, le sue espressioni, il carattere e le emozioni di una vita segnata dall’intuito creativo e dal dolore.
Articolo pubblicato il giorno 1 Ottobre 2020 - 17:18