La fanno partorire all’inizio del nono mese, ma la sua bimba, che si sarebbe dovuta chiamare Giulia, nasce morta. Sull’immensa tragedia che ha sconvolto l’esistenza di una trentenne napoletana e del suo compagno, di 36 anni, anche lui di Napoli, assistiti da Studio3A, la Procura partenopea ha aperto un procedimento penale ipotizzando il reato di omicidio colposo in concorso e iscrivendo nel registro degli indagati cinque sanitari dell’ospedale San Paolo, dove si è consumato il dramma, il 14 settembre 2020.
La mattina del giorno precedente, il 13 di settembre, la puerpera, giunta alla trentancinquesima settimana di una gravidanza si lì regolare e al settimo cielo per l’ormai imminente maternità tanto desiderata, aveva cominciato ad avvertire forti dolori e si è quindi recata al San Paolo. Qui viene sottoposta al tracciato, che avrebbe rilevato solo blande contrazioni ma nessun travaglio anticipato in corso: insomma, non era ancora ora, poteva tornare a casa.
Ma alle 21.30 i dolori si sono ripresentanti, ancora più intensi, e a quel punto la trentenne effettua il secondo accesso della giornata al pronto soccorso per poi essere presa in carico da due medici e un’ostetrica. Vengono eseguite un’ecografia e una visita ginecologia e la paziente viene messa in osservazione e sottoposta a tracciato. Tutto sembra sotto controllo.
Poco dopo la mezzanotte, però, i sanitari decidono di rompere le acque e di trasportarla in sala parto, ma qualcosa va storto, si vivono momenti frenetici al punto che viene chiamato d’urgenza il ginecologo, e alla fine del tentativo di parto naturale la bimba che la donna porta in grembo viene alla luce priva di vita.
Sconvolti dal dolore, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto e ancora più sconcertati dalle spiegazioni contrastanti fornite loro dai medici sulla causa della morte del feto – arresto cardiaco, cordone ombelicale avvolto attorno al collo e ingestione del liquido amniotico -, i genitori hanno quindi deciso di avvisare le forze dell’ordine, con la conseguente, successiva apertura di un fascicolo da parte della Procura di Napoli. E per essere assistiti, fare piena luce sui tragici fatti e ottenere giustizia, attraverso l’Area manager Luigi Cisonna, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avvocato Vincenzo Cortellessa, del Foro di Santa Maria Capua Vetere.
Il Pubblico Ministero titolare del procedimento, la dott.ssa Stella Castaldo, attraverso gli agenti del Commissariato di Bagnoli della Questura di Napoli, ha acquisito e posto sotto sequestro tutta la documentazione clinica relativa alla gravidanza, al ricovero e al parto, ha ritenuto di iscrivere nel registro degli indagati, anche come atto dovuto, cinque sanitari che hanno avuto in cura la paziente, tra cui F. P., ginecologo in servizio all’Unità Operativa di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Paolo dell’Asl 1 di Napoli, e ha altresì disposto l’esame autoptico sul feto nato morto, nominando a tal fine come propri consulenti tecnici la dott.ssa Anna Gargiulo, medico legale, il dott. Giuseppe Cenzato, ginecologo, e il dott. Andrea Ronchi, anatomopatologo. L’esame ha avuto luogo il 29 settembre e l’esito della perizia autoptica che sarà depositata nei prossimi mesi dai Ctu sarà ovviamente determinante per capire la causa della morte della piccola Giulia e se sussistano responsabilità mediche nell’accaduto.
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