“La stanza dei burattini rappresenta, in senso lato, una metafora della nostra vita, di cui l’infanzia è il momento più bello, genuino e ingenuo. Chi è il “mangiafuoco” che muove i fili delle nostre vite ogni giorno indicandoci la strada? È un lavoro che rappresenta la metabolizzazione delle mie esperienze artistiche presso il Teatro “San Carlino” di Roma con il quale collaboro come pianista da anni. Un luogo ricco di Magia che trascende la realtà e che ci proietta nei luoghi più intimi del nostro animo. Una sorta di macchina del tempo. In fondo la musica e tutta l’arte in genere ci permettono di viaggiare nel tempo e nello spazio!”. Un viaggio nel tempo e nello spazio, ma soprattutto la prosecuzione di un lungo discorso musicale e artistico, legato al passato e alla memoria, al simbolismo dei luoghi, alla musica come perfetto veicolo di comunicazione e di incontro tra generi ed esperienze. E’ il fulcro di La stanza dei burattini, il nuovo lavoro di Oderigi Lusi, il compositore campano che torna con una nuova etichetta – il collettivo di musicisti NovAntiqua Records, ispirato ai principi del “name your price” – e con un’operazione affascinante, pubblicata su vinile: una suite per piano solo sul lato A, con l’Orchestra Pergolesi diretta da Giulio Marazia sul B.
La Stanza dei Burattini, che esce a un anno di distanza dal premiato Il nuvolo innamorato, riparte dalla tradizione pianistica italiana per esplorare percorsi e impressioni del mondo dell’infanzia. Il ritorno al passato ancora una volta è strumento per esprimere la propria personalità, con la forma compositiva della suite interpretata quale “diario intimo”, come sequenza di visioni e sensazioni, in uno scambio espressivo e ricercato tra il pianoforte “nudo” della facciata A e la versione orchestrale diretta da Marazia sulla facciata B. E’ proprio il maestro Marazia a cogliere un elemento basilare per comprendere il lavoro di Oderigi Lusi, ossia la molteplicità di riferimenti: “la musica di Lusi è abbastanza difficile da “definire” a causa delle innumerevoli contraddizioni tra gli elementi che costituiscono il suo “polistilismo”: la tonalità si contrappone all’atonalità, la consonanza alla dissonanza, la parodia alla spiritualità, e la continua varietà dei tessuti armonici e delle dinamiche è particolarmente marcata”; anche “il ritorno al passato si configura come la ricerca di nuove risorse coloristiche per la propria sensibilità decorativa e infantile”.
La pubblicazione su 33 giri, con tutto ciò che ne deriva anche dal punto di vista della tangibilità e della grafica, è stata fortemente voluta da Lusi per motivi artistici, per certi versi “esperienziali”. Dichiara il compositore: “Ho deciso di pubblicare il lavoro in vinile, a parte per la bellezza del supporto, anche e soprattutto per l’atto quasi religioso dell’esperienza dell’ascolto in sé. Scartare il disco e tenerlo tra le mani ci proietta in uno stato di preparazione all’ascolto, ancora prima di farlo girare sul piatto. Lo si guarda, lo si contempla, un’esperienza fisica prima che sonora e sensoriale. Oggi la musica corre veloce in digitale su qualsiasi supporto e online. Dovremmo fermarci ad ascoltare, non correre insieme a lei”.
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