In sostanza la titolare del dicastero ritiene che la scuola abbia avuto finora un impatto “residuale” sul contagio e per sostenerlo, un po’ furbescamente, cita le percentuali dei casi sul numero globale di studenti, personale scolastico docente e non docente. È chiaro che su dieci milioni di individui, i circa duemila contagiati – ma i dati si riferiscono al 26 settembre, con moltissime scuole ancora chiuse – sono “quisquillie e pinzillacchere”.
È come sostenere, analogamente, che in Italia il Covid-19 abbia colpito poco perché il rapporto tra contagi e popolazione è appena dello 0,54 per cento.
In realtà, la situazione che stanno vivendo le scuole italiane è particolarmente complessa e faticosa. E la situazione non può essere semplificata attraverso una fredda percentuale. I problemi, che si aggiungono ai già immensi adempimenti amministrativi, sono immensi. Ed il rischio primario è che si determini un’assuefazione a questa condizione, di fatto, di “non funzionamento” della scuola, specie di quella superiore. A questo punto è preferibile una didattica a distanza funzionante che non una “normalità” in presenza, che tanto normalità non è.
I nodi sono tanti. Mancano professori e quelli che ci sono vengono falcidiati dalle crescenti quarantene. Perché bastano un paio di casi di Covid-19 per mandare a casa una quindicina di docenti. E i professori in quarantena, per una norma molto discutibile, non possono insegnare. Forse la ministra farebbe bene a fornire i dati con i numeri crescenti delle assenze dei professori, molti anziani e con il legittimo desiderio – di fronte a questo caos – di mettersi a riposo.
La didattica a distanza, che in molti istituti integra tra il 20 e il 25 per cento quella in presenza, mostra spesso problemi tecnici perché strumentazioni e reti non sono all’altezza, specie nel Mezzogiorno.
I casi di Covid-19 determinano complessi iter burocratici, che vanno dai rapporti con le Asl alla difficile individuazione dei contatti, dai rapporti con famiglie sempre più disarticolate fino alla sanificazione degli ambienti. Grevi incombenze e pesanti oneri, anche economici.
A tutto ciò si aggiungono le ansie dei genitori: se all’inizio dell’anno scolastico il clima edulcorato dei “rientri” ha smussato in parte le preoccupazioni, oggi sono centinaia le telefonate e le mail che un istituto scolastico riceve da genitori sempre più ansiosi, anche perché i contagi in ambito familiare sono all’ordine del giorno.
A tutto ciò vanno aggiunti i cosiddetti “falsi allarmi” nelle classi, determinati da tossi e starnuti, che con la brutta stagione alimenteranno i disagi: basta un solo caso per mandare in tilt un’intera classe.
Insomma, i numeri – in questo caso – servono davvero a poco rispetto a realtà quotidiane che si presentano ormai analoghe in sempre più istituti. I focolai presso l’Istituto superiore “Principessa Maria Pia” di Taranto con 18 studenti positivi e quello presso il liceo “Russell” di Roma con 16 studenti e un bidello potrebbero costituire un fuoco sotto la cenere.
Il problema di fondo è soprattutto politico. La realtà è stretta tra un esecutivo che non vuole mollare su questa “trionfale” (a parole) gestione francamente difficile dell’emergenza nel mondo dell’istruzione – per lo più caricata sulle spalle dei dirigenti scolastici e del personale ausiliario – della “ripartenza” e un’opposizione pronta a dare battaglia in caso di cambi di passo. In mezzo, però, ci sono le famiglie, a cui la scuola sta assicurando molta ansia a fronte della poca e confusa didattica ai figli.
Il governo dovrebbe prendere atto di questa situazione. E prima che i focolai si moltiplichino, dovrebbe puntare alla didattica a distanza almeno per le scuole superiori, attenuando i problemi dei trasporti e la mole dei contatti per tre milioni di persone, lasciando eventualmente in presenza le interrogazioni. Basilare, anziché puntare sui banchi, rafforzare le nuove tecnologie per l’apprendimento in remoto e assicurare, più delle mascherine, le visiere, che in un ambiente con pochi occhiali coprono tutti e tre gli organi di possibile penetrazione del virus.
(a cura dell’associazione Forche Caudine – settore Scuola – www.forchecaudine.it)
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