Per il tracciamento, “in alcune regioni ormai è troppo tardi perché fronteggiano una crescita esponenziale del contagio. Non possono più basarsi sul tracing, devono fare chiusure. Altrove però il tracciamento va potenziato: c’è la prospettiva di una terza ondata”. Così Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista a Repubblica. “Si può pensare – aggiunge – a un tracciamento tecnologicamente più penetrante rispetto a quello usato adesso. Il sistema non dovrebbe dare solo la notifica dell’avvenuto contagio, come fa Immuni, ma anche qualche forma di georeferenziazione per ricostruire la catena dei contatti. Lo proposi ad aprile ma mi dissero che non si poteva fare, le forze politiche erano tutte contrarie”.
Su Immuni, Ricciardi spiega: “A parte che l’hanno scaricata troppo poche persone, la app ha un’utilità limitata dal fatto che consente la segnalazione del contatto ma non la vera indagine epidemiologica.Soprattutto non permette di dare prestazioni aggiuntive ai positivi.Sarebbe ad esempio stato utile che ai tracciati venissero offerti test e assistenza a casa”. Anche gli organici sono insufficienti, secondo Ricciardi: “Vivremo mesi col virus e dobbiamo avere soldati in trincea. Ora sono troppo pochi. Ma questa è una guerra che ha bisogno anche di tecnologia. Se non hai uomini e, come detto, disponi di strumenti tecnologici limitati, il virus entra, scavalca la trincea e dilaga”.Per quanto riguarda le regioni più colpite, “vanno fatte chiusure mirate, con precisione chirurgica.
In questa fase non ha senso muoversi a livello regionale ma metropolitano, provinciale, comunale. Non è più il momento di lockdown generalizzati. Ma i governatori devono assumersi le loro responsabilità. Ad alto rischio ora ci sono Milano e Napoli ma anche Roma, tra un po’, potrebbe essere nella stessa situazione”.La salita dei contagi a cosa è dovuta? “Come ormai noto – risponde Ricciardi – l’andamento dell’epidemia è legato a quello che è successo due-tre settimane prima.
Se guardiamo indietro, vediamo comportamenti a rischio in ambito ricreativo, tra serate fuori, movida e così via, e assembramenti in circoli, palestre, luoghi dove ci si incontra in tanti per manifestazioni varie. Poi ci sono i trasporti pubblici. Il tutto si convoglia nelle case, dove avviene la trasmissione intrafamiliare, che genera il maggior numero di casi.Così in certe zone del Paese si è perso il controllo, la crescita dei casi non è più lineare, ma esponenziale”.
Così anche gli ospedali “in certe zone cominciano ad avere un pressione enorme. Reggono magari le rianimazioni, ma non gli altri reparti. Arrivano i pazienti Covid e gli altri malati vengono espulsi dall’ospedale. A farci capire che sta avvenendo qualcosa di negativo c’è il ritorno delle infezioni tra il personale sanitario. Tutto questo ci deve preoccupare perché non c’è ancora il freddo. Quando arriverà inizieranno influenza e raffreddamenti. A quel punto rischiamo il disastro”.
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