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Coronavirus, Speranza: ‘Non ci sono le condizioni per un lockdown nazionale. Ma stop alle feste’

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Stop alle feste private e piu’ controlli. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ su Rai3. Ci sono delle “cose essenziali ed altre no”. Il ministro anche spiegato che non ci sono condizioni per lockdown nazionale.

 

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“Siamo costretti a stringere le maglie dopo settimane di misure che allargavano. Un cambio di marcia con interventi puntuali su alcune aree piu’ a rischio per rimettere la curva sotto controllo e per non assumere misure piu’ dure, e giocare d’anticipo”. I contagi in Italia sono aumentati ma sono inferiori ad altri Paesi. In un giorno la Francia ha avuto +27mila contagi”.

“Proveremo ad incidere su alcuni pezzi della vita che riteniamo non essenziali. Faccio un esempio. Abbiamo fatto un investimento enorme sulle scuole, soldi, mascherine, edilizia. Se poi per caso avviene che c’è una festa dopo l’orario scolastico si vanifica tutto quello che si è fatto”. Ha detto il ministro della salute, Roberto Speranza, in collegamento con ‘Che tempo che fa’ rispondendo alle domande di Fabio Fazio. “Aumenteremo i controlli. Mi fido dei genitori e credo che quando c’è una norma la stragrande maggioranza delle persone rispetterà l’indicazione. La chiave sicuritaria non ha aiutato a piegare la curva del contagio. Lo ha fatto il comportamento di tutti. Sono sicuro che anche stavolta ci riusciremo”, ha continuato Speranza.

“Segnale di maggiore rigore da parte di tutti. Per una festa non si può applicare un protocollo. Ecco che arriva il divieto”, ha aggiunto. “Il 75 per cento del contagio sta avvenendo nei rapporti familiari o persone con cui abbiamo confisdenza. Purtroppo però il virus non rispetta il vincolo parentale o amicale”, ha spiegato ancora il ministro Speranza. Il ministro Speranza in apertura di collegamento con il programma di Fazio ha ricordato, in tema di Coronavirus, come siano migliori “i nostri numeri rispetto a tanti paesi europei. La Francia ha 27mila casi in un giorno, c’è una situazione problematica in Spagna ed in Belgio”. Questa situazione generale “porta ad un cambio di fase. Dopo molte settimane le misure erano tese ad allargare la rete. Il prossimo Dpcm avrà questo significato, per provare a intervenire. Proviamo a giocare d’anticipo. Se riusciamo ad alzare il livello di attenzione.Il 75% dei contagi avviene nelle relazioni familiari. “Si abbassa la guardia e ci si toglie la mascherina”. Da qui la stretta sulle feste private, non solo tra giovani, e sugli assembramenti.

 

La quarantena scende a 10 giorni, con i positivi che dovranno fare un unico tampone per ‘uscire’ dall’isolamento, e arriva il via libera ai test rapidi per i contatti stretti. Le mascherine vanno utilizzate anche per l’attivita’ motoria all’aperto, dunque per camminare ma non per fare jogging e footing. E ancora: stop a feste private e piu’ controlli contro la movida, aumento del ricorso allo smart working nella Pubblica amministrazione. Il governo mette a punto le misure che confluiranno nel nuovo Dpcm confermando la linea piu’ volte ribadita negli ultimi giorni dal premier Giuseppe Conte: non ci sara’ un nuovo lockdown nazionale ma una serie di interventi “mirati e progressivi” per fermare la crescita dei contagi.

Il pacchetto da approvare entro il 15 ottobre, data in cui scade l’attuale decreto in vigore, e’ finito sul tavolo del Comitato tecnico scientifico in una riunione urgente convocata dal ministro della Salute Roberto Speranza proprio per confrontarsi con gli scienziati e gli esperti e per definire meglio gli interventi. A partire da come potenziare il sistema di testing visto che ormai da giorni si registrano in molte citta’ difficolta’ per l’effettuazione dei tamponi. Si e’ dunque deciso di abbassare il periodo di quarantena da due settimane a 10 giorni e i positivi, per uscire dall’isolamento, non avranno piu’ bisogno del doppio tampone negativo ma ne bastera’ uno.

Sara’ una circolare del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza a chiarire le modalita’. Il Cts ha individuato 4 diverse tipologie di situazioni: i positivi asintomatici, i positivi sintomatici, i positivi asintomatici che non riescono a negativizzarsi e i contatti stretti. I primi dovranno osservare 10 giorni di quarantena, dalla diagnosi di positivita’, e poi sottoporsi ad un tampone molecolare; anche i sintomatici dovranno fare 10 giorni di isolamento, ma prima di sottoporsi all’unico tampone molecolare previsto dovranno aver passato almeno 3 giorni senza sintomi. Per i contatti stretti, dopo 10 giorni di quarantena, sara’ invece possibile effettuare il test rapido dai medici di base.

Lo ha confermato anche il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri: entro una settimana saranno disponibili 5 milioni di test antigenici, “un certo numero dei quali sara’ a disposizione dei medici di base” per questo tipo di diagnosi. L’ultima categoria sono i positivi che non riescono a negativizzarsi. Anche per loro, dieci giorni di quarantena e tampone molecolare, ma l’isolamento finira’ in ogni caso dopo 21 giorni poiche’ dopo quel lasso di tempo la carica virale e’ molto bassa. Ma sul tavolo del governo ci sono pero’ ancora diversi nodi, come dimostra la smentita del ministro della Salute Roberto Speranza ad un documento che e’ circolato e che contiene una serie di “proposte di nuove misure urgenti il contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale”.

“E’ un fake” dice Speranza ma altri ministri confermano, parlando di “bozza di lavoro” che solo in parte verra’ recepita nel Dpcm. Nel documento ci sono comunque una serie di interventi gia’ annunciati nei giorni scorsi da diverse fonti di governo, di cui si e’ discusso anche nel corso della riunione e che saranno illustrati dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia alle regioni: da quelli per frenare la movida – la chiusura di bar, pub e ristoranti alle 24 e lo stop della vendita delle bevande da asporto alle 21 per evitare che si consumi cibo in piedi fuori dai locali – allo stop agli eventi di massa e agli sport amatoriali di contatto come il calcetto. “Agiremo su assembramenti e orari dei locali e sugli sport dove non e’ possibile usare le mascherine e mantenere le distanze” conferma il ministro che ribadisce il divieto alle feste private nonostante nel governo non tutti sembrerebbero essere su questa linea. Il provvedimento dovrebbe inoltre prevedere l’ampliamento dello smart working al 60-70%, per ridurre non solo le occasioni di contatto ma anche gli spostamenti, mentre non ci sarebbe ancora la quadra su una possibile ulteriore limitazione della partecipazione del pubblico agli eventi sportivi e agli spettacoli aperti al pubblico in teatri, cinema e sale da concerto.

La norma attualmente in vigore consente la presenza di mille persone all’aperto e di 200 al chiuso e l’idea era quella di dimezzare questi numeri. La questione delle mascherine e’ stata invece al centro di una circolare del capo di gabinetto del Viminale Bruno Frattasi. Il ministero ha infatti precisato che sono esentati dall’obbligo di utilizzo all’aperto “solo coloro che abbiano in corso l’attivita’ sportiva e non quella motoria, non esonerata, invece, dall’obbligo in questione”. Una precisazione che ha scatenato per tutto il giorno una serie di domande su cosa si intendesse per attivita’ motoria, fin quando il Viminale non ha ulteriormente chiarito: “jogging e footing potranno continuare a svolgersi senza obbligo di mascherina”, anche svolti a livello amatoriale, perche’ sono “riconducibili all’attivita’ sportiva”. L’obbligo scatta invece per chi fa una passeggiata.


Articolo pubblicato il giorno 11 Ottobre 2020 - 21:40


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