I finanzieri, col supporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell’Inps, hanno focalizzato per due anni l’attenzione su una ditta edile che avrebbe costruito un complesso meccanismo fraudolento basato sull’assunzione fittizia di persone residenti tra Vicenza, Padova, Treviso e Salerno, per poi licenziarli, in modo tale da creare “artificiosamente” i presupposti per beneficiare delle indennita’ di disoccupazione e/o maternita’. I rapporti di lavoro fittizi si protraevano per il periodo strettamente necessario ai fini del riconoscimento della spettanza degli strumenti di protezione sociale. E’ stato poi scoperto che la ditta risultava inattiva dal 2013. E’ inoltre emerso che il numero di lavoratori assunti e l’inquadramento a loro riservato era assolutamente incoerente rispetto alla natura dell’impresa, (43 dipendenti assunti come “addetti alla contabilita’ generale” ed “impiegati d’archivio” a fronte della totale assenza di documentazione contabile per le annualita’ successive al 2013).
Dagli esiti delle indagini sui conti corrente intestati sia all’azienda che ai tre ideatori e promotori dello schema fraudolento sarebbe risultata l’assenza di movimenti riconducibili al pagamento delle retribuzioni dei dipendenti. I tre principali indagati rivestivano il ruolo di amministratore di fatto, amministratore di diritto (entrambi vicentini) e consulente del lavoro (un salernitano), Quest’ultimo aveva provveduto alla formalizzazione ed inoltro di tutte le assunzioni fittizie, il titolare dell’impresa risultava a sua volta dipendente, gia’ dal 2014 di una ulteriore societa’ salernitana (peraltro riconducibile al medesimo consulente), mentre l’amministratore effettivo aveva curato i rapporti con la maggioranza dei dipendenti fittiziamente assunti. Inoltre, tutti e tre sono legati da rapporti di convivenza, parentela e/o conoscenza con alcuni dei percettori degli emolumenti avuti dall’Inps. Sono state quindi analizzate le posizioni di 130 persone, di cui 41 connotate da profili di irregolarita’ e quindi denunciate. Per questi la magistratura ha emanato un decreto di sequestro per 277.066,93 euro.
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