Si apre oggi la grande mostra su Luca Giordano, il pittore simbolo del barocco napoletano, al Museo di Capodimonte di Napoli.
L’esposizione resterà nelle sale del Museo di Capodimonte fino al 10 gennaio del prossimo anno. Dopo l’esposizione dello scorso anno al Petit Palais di Parigi, Luca Giordano torna a casa a 20 anni dall’ultima mostra partenopea.
Oltre 4 decadi di carriera artistica e un catalogo immenso con migliaia di opere, raccolte in parte negli spazi del Museo, grazie al lavoro del direttore Sylvain Bellenger e dei curatori Stefano Causa e Patrizia Piscitello.
“Il racconto che noi facciamo di Luca Giordano a Napoli non è quello che abbiamo fatto per i parigini, qui è un lavoro più stretto e concettuale – spiega Bellenger -. Abbiamo insistito sui rapporti tra un’opera e l’altra, abbiamo portato anche la ceramica, i disegni e provato a far capire anche come Giordano e’ un grande pittore d’affreschi”.
Napoli diventa il punto di incontro di molte delle tele più rappresentative del principe del barocco, in un lavoro che raccoglie dipinti da Madrid, Toledo, Nantes, oltre che i capolavori delle chiese partenopee. Dieci sezioni e oltre novanta tele, disegni e maioliche dislocate all’interno della sala Causa già sede della mostra dello scorso anno su Caravaggio a Napoli.
“Naturalmente una mostra su Luca Giordano si immagina soltanto andando a vedere gli affreschi – spiega Stefano Causa -. Noi abbiamo immaginato questa mostra come una sorta di invito al viaggio e alla conoscenza di questo maestro. Veniamo qui a vedere Giordano ma rimettiamoci in cammino per Napoli, l’Italia e l’Europa anche sulle sue orme”. Un’idea condivisa con Bellenger: “Ho voluto che questa mostra sia aperta verso la città, che si lasci la mostra con la voglia di andare in cittaà a vedere le opere”. Dalla chiesa di San Gregorio Armeno a quella di Santa Brigida, dalla Certosa di San Martino ai Gerolamini Napoli rimane il laboratorio creativo di Luca Giordano, da scoprire tra i vicoli e i luoghi sacri della città. Un’artista “vittima della sua virtuosita'”, come lo definisce il direttore di Capodimonte, “un grandissimo pittore che ha prodotto tanto che alla fine lo dimentichiamo. Un artista di una prolissità stupenda, che aveva il genio anche di rubare il talento, ha iniziato rubando agli altri e alla fine ha rubato a se stesso”.
Articolo pubblicato il giorno 8 Ottobre 2020 - 17:28