In contemporanea con altre citta’ italiane, anche a Napoli Fipe-Confcommercio ha manifestato contro le misure dell’ultimo Dpcm che prevede la chiusura al pubblico alle 18 per i pubblici esercizi, con un flash mob davanti al palazzo della Regione Campania. Con le forchette, i manifestanti hanno battuto sulle stoviglie e dopo, a ruota, e’ toccato ai bar-tender agitare i loro shaker. Lo slogan e la spiegazione alle tavole apparecchiate per strada e’ : “Siamo a terra”. In piazza i manifestanti hanno portato uno scontrino gigante, destinato al presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca: sono segnate tutte le perdite subite dai commercianti da marzo ad oggi.
E a De Luca i manifestanti hanno provato a consegnare anche un cesto regalo contenente prodotti alimentari e un bigliettino che assicura ‘ingresso sicuro’ nei ristoranti. Un cesto, pero’, respinto al mittente. “Vogliamo dimostrare che si puo’ protestare in maniera pacifica – ha affermato Pasquale Russo, direttore generale di Confcommercio Campania – Le nostre aziende non possono reggere ulteriori limitazioni. Se non e’ possibile lavorare, il Governo deve fare bene, presto e subito per aiutare le imprese a sopravvivere”.
Il rischio, ha evidenziato, e’ che “molte serrande resteranno abbassate anche dopo la pandemia perche’ non riusciranno a reggere il peso della crisi economica”. E’ con cauto ottimismo che l’associazione di categoria oggi in piazza guarda al Decreto Ristori, ma occorre “vigilare e verificare che siano rispettati tempi e impegni assunti da Conte”. “Va dato atto al Governo – ha detto Massimo Di Porzio, presidente di Fipe-Confcommercio Napoli – che ha recepito l’allarme della categoria. Il decreto Ristori nella direzione giusta, speriamo nei tempi”. Di Porzio ha spiegato che il disagio che si vive “non e’ solo economico ma anche morale”.
“I Dpcm e le varie ordinanze regionali si sono sovrapposti – ha detto – Noi abbiamo bisogno di chiarezza, vogliamo essere messi a conoscenza dei provvedimenti prima che vengano approvati”. “Ci rendiamo conto che la situazione della pandemia e’ tale da obbligarci al senso di responsabilita’ e ne siamo consapevoli – ha concluso – Siamo imprenditori, non vogliamo confonderci con frange violente”.
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