/p> Tra questi anche un medico. I militari che hanno scoperto la truffa dei tamponi, hanno anche sequestrato un macchinario progettato per la rilevazione dei virus animali utilizzato invece per analizzare i campioni umani. Per ciascun tampone veniva praticato un prezzo variabile tra 40 e 60 euro. Inoltre quando l’esito del tampone risultava positivo al SARS-CoV-2 i pazienti venivano rispediti a casa e non avviati in strutture idonee alla loro cura. Complessivamente sono state eseguite oggi una ventina di perquisizioni, nei confronti di societa’ e persone, mentre sono una dozzina i soggetti coinvolti, tra i quali figura anche un medico del Servizio Sanitario Nazionale. La Procura della Repubblica ipotizza, per ora, il reato di associazione finalizzata alla truffa. Non si esclude che, alla luce delle risultanze investigative e dall’analisi della documentazione acquista possa essere anche contestato il reato di epidemia dolosa. L’indagine è coordinata dal pm Maria Di Mauro e dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, nell’ambito di un’inchiesta nata dall’analisi di alcuni spot pubblicitari comparsi on line in questi mesi. L’organizzazione e’ risultata sprovvista di autorizzazioni amministrative e sanitaria. Inoltre non comunicavano alle autorita’ sanitarie preposte i risultati dei tamponi. Durante le perquisizioni il Nas e i carabinieri dei comandi provinciali di Napoli e Caserta hanno raccolto elementi in ordine all’effettiva illiceita’ nella procedura di esecuzione e successive attivita’ di analisi e refertazione, nonche’ sequestrare copiosa documentazione certificativa-sanitaria, oltre 10mila kit per tamponi di cui alcuni scaduti, centinaia di test rapidi, materiale informatico, apparecchiature elettromedicali per processare tamponi e test sierologici, nonche’ un’ingente somma di danaro.Napoli, scoperta la truffa dei tamponi: i carabinieri sequestrano oltre 10mila kit
Il medico indagato, secondo le accuse era il presunto dominus dell’organizzazione. Il gruppo operava nel centro di Napoli, a Giugliano ma anche nel Casertano. L’organizzazione era composta da personale sanitario (alcuni sono anche convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale e impiegati presso le postazioni territoriali di emergenza 118), collaboratori di una società operante nel settore della commercializzazione di dispositivi medici (nello specifico protesi acustiche) e da faccendieri vari che si occupavano di procacciare clienti e stabilire il prezzo.
Avevano un sito “dedicato” (attualmente chiuso) che ha sponsorizzato le proprie attività, che ha fatto registrare una impennata di contatti a partire dal rientro dalle vacanze.
Articolo pubblicato il giorno 14 Ottobre 2020 - 07:39
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