Elena Ferrante con il suo “La vita bugiarda degli aduti” comincia la scalata dei bestseller, ma a fare ombra sul successo editoriale annunciato, sono alcune critiche fuori dal coro di lodi che aveva accompagnato il trionfo dei romanzi della quadrilogia napoletana.
Con il “New Yorker” che arriva a chiedersi se la Ferrante non abbia abbozzato il romanzo “quando era molto piu’ giovane e stava ancora affinando la sua arte”. “Nell’assenza della mediazione di una sensibilita’ da adulto, il dramma non trascende mai i confini emotivi dell’adolescenza che descrive”, scrive la saggista Judith Thurman, secondo cui Ferrante “ha scelto per ragioni misteriose di abdicare alle due più grandi fonti del suo potere: l’amore ostile tra madri e figlie e il rombo del Vesuvio sotto la superficie di uno squallido habitat in cui uomini e donne sono intrappolate in ruoli archetipici”.
Con qualche riserva anche gli applausi del New York Times: “Il nuovo romanzo è pieno di suspense e propulsivo; nello stile e nel tema un fratello dei libri precedenti”, scrive il giornale notando però “una performance più vulnerabile, con una trama meno deliberata e fittamente tessuta, in certi punti irregolare”. Il romanzo e’ il primo della Ferrante in sei anni e l’attesa era inevitabile così come le aspettative.
Inserita da “Time” nel 2016 tra le 100 persone più influenti al mondo, la misteriosa scrittrice è ormai un fenomeno globale da 15 milioni di copie vendute nel mondo, tradotta in 40 paesi e amatissima negli Usa dove Maggie Gyllenhaal sta adattando “La Bambina Perduta” in un film con Olivia Colman e Dakota Johnson. Mentre Netflix si prepara a portare “La Vita Bugiarda” sulla piattaforma in streaming dopo il successo di Hbo e Rai con i primi due romanzi della quadrilogia napoletana.
Intanto, per celebrare il debutto di oggi, l’autrice bestseller si è confidata, sulle pagine di “Elle” con 28 librai e traduttori degli altrettanti paesi dove il romanzo è stata pubblicato. Nell’intervista Ferrante riflette sulla trama della sua ultima fatica, la fascinazione per Napoli, ma anche del suo processo di lavoro, la risonanza che ha avuto in tutto il mondo e l’effetto del Covid-19 sulle donne: “Non mi interessa specialmente il virus. E’ la fragilità del sistema che mi ha spaventato. Tutto è stato così bruscamente ridotto e, in un periodo straordinariamente breve, l’obbedienza è finita in cima alla gerarchia dei valori. Le donne hanno ricevuto piu’ ordini di prima, assegnate, come da tradizione, a dimenticare se stesse per la sopravvivenza materiale della famiglia”.
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