E’ stato pubblicando un nuovo studio sui tempi della trasmissione del Coronavirus nei sintomatici.
Il risultato è che il rischio di contagiare altre persone è più elevato 2-3 giorni prima dei sintomi iniziali e 2-3 dopo aver avuto i primi sintomi.
Oramai è diventato essenziale saper riconoscere precocemente l’infezione Covid-19 e i suoi sintomi per curarsi in modo tempestivo e per ridurre la probabilità di contagiare altre persone.
Lo studio pubblicato dell’università di Oxford con prima firma di Luca Ferretti del Nuffield Department of Medicine, The timing of Covid-19 transmission, ha analizzato un fattore molto importante ovvero le tempistiche della trasmissione del Covid19.
L’elemento principale dello studio è stato il giorno della comparsa dei sintomi nei soggetti sintomatici , studio essenziale per una migliore gestione dell’epidemia.
I risultati, preliminari e da confermare, non sono ancora peer reviewed ma sono disponibili in pre-print su medRxiv.
Quindi, con i dati di centinaia di persone positive al virus e sintomatiche provenienti da diverse regioni geografiche, i ricercatori hanno potuto costruire un modello, comparando i dati con quelli di migliaia di persone venute a contatto con il virus che non sono stati contagiate.
L’idea di base era studiare in che modo si sviluppava l’andamento della trasmissione del virus, considerando alcune variabili : il momento dell’esposizione e dunque del contagio, la durata dell’incubazione e la fase pre-sintomatica, la comparsa dei sintomi, la durata della contagiosità.
Curva di trasmissione del coronavirus (Oxford)
Quando si è più contagiosi
Da questa indagine è emerso che è importante la data in cui appare il primo sintomo.Infatti la massima trasmissione (e contagiosità) del Coronavirus è 2-3 giorni prima e 2-3 giorni dopo il giorno della comparsa dei sintomi. Invece l’incubazione è in media di 5-6 giorni ma questo periodo può anche allungarsi, fino a 14 giorni.
E secondo le prove disponibili fino ad ora il periodo pre-sintomatico in cui si è contagiosi e in cui le autorità sanitarie richiedono al paziente di dettagliare e ricostruire (contact tracing) tutti i suoi contatti è di 2 giorni prima del primo sintomo, mentre il contact tracing fino a 14 giorni prima serve per capire da dove e quando è partito il contagio.
Andando più a fondo nello studio vediamo che circa il 42% dei contagi avviene nella fase pre-sintomatica, in cui avvengono circa la metà dei contagi asintomatici,
mentre l’altra metà è legata alla trasmissione da persone positive che non avranno mai sintomi.
Generalmente,le persone che hanno un’incubazione lunga (9-10 giorni) potrebbero essere contagiose prima, ovvero la loro fase pre-sintomatica potrebbe essere più lunga.
In media, dai dati – ancora preliminari e parziali – fare un tracciamento esteso solo a 2 giorni prima dei sintomi farebbe perdere una quota del 16% dei contagi. Per questo gli scienziati suggeriscono di valutare un periodo opportuno per il contact tracing (possibilmente sia tradizionale sia digitale con le app) eventualmente anche più lungo di 2 giorni qualora si riesca a individuare il momento del contagio e l’incubazione risulti più lunga di 4-5 giorni.
Dopo la comparsa dei sintomi
Il 35% dei contagi, poi, avviene nel giorno della comparsa dei sintomi e nel giorno successivo. Per questo è essenziale, non appena ci si accorge di avere sintomi riconducibili alla presenza di Sars-Cov-2, di ridurre quanto più possibile i contatti, sempre con mascherina e a distanza, nonché informare tempestivamente il medico per ricevere assistenza quanto prima. “Test rapidi o fai da te a casa e la capacità di informare contestualmente dei rischi possono facilitare in maniera ottimale l’isolamento precoce”, scrivono gli autori nel testo.
I ricercatori hanno trovato una piccola evidenza, dagli studi, del fatto che la trasmissione può estendersi fino a 5 giorni (ma in realtà in certi casi anche molto di più) dopo la comparsa dei sintomi. Tuttavia, infettare altre persone a più di 2-3 giorni dall’inizio delle manifestazioni cliniche è un evento più rara anche perché quasi sempre le persone sono già in isolamento.
Per quanto riguarda l’uso delle app, che sono efficaci anche se utilizzate una piccola fetta della popolazione, attualmente i sistemi in molti casi distinguono due livelli di rischio (alto e basso): i ricercatori suggeriscono che un maggiore dettaglio sulla trasmissione e sull’infettività potrebbe aumentare l’accuratezza e ridurre il numero di falsi positivi e negativi nelle notifiche, nonché prevenire un maggior numero di casi.
Articolo pubblicato il giorno 11 Settembre 2020 - 19:01