Quattro indagati sono ancora latitanti presumibilmente all’estero. Sequestrate ingenti somme di denaro nel corso delle numerose perquisizioni in corso in tutta Italia. Il fermo, nell’ambito dell’operazione denominata “Glauco 4”, e’ stato emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, in seguito alle indagini della Squadra mobile di Palermo e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato.
Attraverso le indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Calogero Ferrara, Giorgia Righi e Claudio Camilleri – e’ stato individuato un gruppo criminale, con cellule attive in Africa, in diverse aree del territorio italiano e in paesi europei ed extraeuropei, che ha operato su due fronti diversi, ma strettamente interconnessi fra loro, fin dal 2017. Tra i reati contestati il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’esercizio abusivo di attivita’ di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo hawala, utilizzato principalmente per il pagamento dei viaggi dei Migranti o per la liberazione dalle safe house in territorio libico.
La rete di trafficanti e favoreggiatori aveva la base operativa a Milano e ramificazioni nel Nord Est dell’Italia, ad Udine e Pordenone, e a Roma. E’ quanto emerge dall’indagine “Glauco 4”, della Squadra mobile e dello Sco della polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale di Palermo, che ha emesso il fermo nei confronti di 18 stranieri accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed esercizio abusivo di attivita’ di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo hawala.
Secondo i pm di Palermo, i capi e promotori dell’associazione sono due eritrei, rimasti latitanti e operanti tra l’Africa, i Paesi del Golfo Persico e altri Stati extraeuropei, principali collettori dei flussi monetari derivanti dai proventi del traffico di esseri umani; Solomon Tekliyes, capo della cellula di Udine; Mussie Ghirmay e Musie Andemickael, entrambi capi della cellula di Milano, ritenuta la base operativa dell’associazione criminale. Nel corso delle attivita’ di indagine e delle perquisizioni sono stati sequestrati 30 mila euro in contati.
Alla gang di trafficanti stranieri, sgominata dalla polizia di Stato di Palermo, con il fermo disposto per 18 persone, e’ riconducibile l’arrivo dei Migranti giunti in Italia nell’ambito di almeno cinque salvataggi effettuati tra il 2017 e il 2018. Emerge dall’operazione “Glauco 4” coordinata dalla Dda di Palermo. Si tratta dei 1.422 sbarcati nel porto di Catania il 14 luglio 2017; 416 Migranti giunti a bordo della nave ong ‘Aquarius’ al porto di Catania il 27 novembre 2017; 417 al Porto di Augusta il 16 dicembre 2017; 190 trasportati dalla nave ‘Diciotti’, della Marina Militare, a Lampedusa il 16 agosto 2018.
Documenti falsi, nascondigli sicuri e copertura per raggiungere la destinazione finale, Nord Europa e in alcuni casi anche gli Usa (via Sud America): sono alcuni dei dettagli emersi dall’indagine “Glauco 4” della procura di Palermo. Una rete vasta – con capi operanti in Africa e ancora latitanti – ed estesa tra Milano, Udine, Pordenone, Venezia e Roma. Fin dal 2017 – hanno appurato le indagini della Squadra mobile di Palermo e dello Sco della Polizia coordinati dalla Dda del capoluogo siciliano – l’organizzazione criminale ha supportato le attivita’ di traffico sia nel corso del viaggio dei Migranti sul continente africano sia nei campi di prigionia in Libia.
Non solo: appena gli stessi sono finalmente giunti in Sicilia, a bordo delle navi impiegate in attivita’ di soccorso in mare, gli indagati sono intervenuti consentendo ai Migranti di allontanarsi dai centri di accoglienza, nascondendoli, fornendo vitto, alloggio, titoli di viaggio e falsi documenti e poi curandone la partenza verso il centro e nord Italia, da dove poi raggiungere il nord Europa e gli Usa. Il tutto a fronte dei pagamenti effettuati dai Migranti o dai loro familiari ed amici, spesso residenti all’estero, mediante il sistema fiduciario hawala, che consente di trasferire denaro in maniera illecita) utilizzando una rete di intermediari (hawaladars) operanti in tutto il mondo.
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