Potrebbe tornare in carcere il 21 settembre Pasquale Zagaria, soprannominato “Bin Laden”. Era ai domiciliari per motivi salute, istanza proroga dei legali.
L’esponente di spicco e mente economica del clan dei Casalesi, fratello del boss Michele Zagaria, scarcerato e posto ai domiciliari per motivi di salute nell’aprile scorso, durante la fase acuta della pandemia da Coronavirus; allora il Tribunale di Sorveglianza di Sassari ne dispose il trasferimento nell’abitazione della moglie in Lombardia per l’indisponibilita’ delle strutture sanitarie sarde, tutte riconvertite e destinate all’emergenza Covid, di potergli garantire la prosecuzione delle cure per una grave neoplasia diagnosticata a fine ottobre 2019.
I giudici, che chiesero invano informazioni al Dap su una possibile destinazione alternativa in qualche struttura sanitaria del sistema carcerario, disposero un termine di cinque mesi, che scadono il 21 settembre prossimo. I legali Lisa Vairo e Andrea Imperato hanno nel frattempo presentato istanza di proroga dei domiciliari, e per il 21 settembre, il tribunale di Sorveglianza potrebbe anche decidere di lasciare Zagaria ai domiciliari. Sulla questione pende anche una pronuncia della Corte Costituzionale, sollecitata ad intervenire proprio dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari, che a giugno ha sollevato eccezione di illegittimita’ costituzionale del Decreto Bonafede (il numero 29 del 2020), per violazione di principi fondamentali come quelli contenuti negli articoli 3 (principio di eguaglianza), 27 (principio di umanita’ della pena) e 32 (diritto alla salute) della Costituzione, ma anche gli articoli 102 e 104 relativi all’ordinamento della Giustizia, perche’ realizzerebbe un’illegittima ingerenza del potere esecutivo-legislativo in quello giurisdizionale.
Sulla vicenda Zagaria interviene il deputato casertano Antonio Del Monaco, che con una lettera spedita al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al vice-presidente del Csm David Ermini e al presidente del Tribunale di Sorveglianza di Sassari Ida Aurelia Soro, chiede il ritorno in carcere del camorrista. “Quando avvenne la scarcerazione rimasi molto perplesso; non era accettabile concedere un beneficio del genere a un criminale di siffatta natura, soprattutto in un momento tanto difficile e delicato per il Paese, quello della pandemia appunto, occasione ghiotta per la malavita. Mi sono esposto in prima persona per palesare la mia indignazione affinche’ si facesse giustizia, affinche’ la decisione non fosse definitiva perche’ un’altra soluzione andava trovata. Come allora, anche oggi rinnovo la mia speranza: che in questo paese sia sempre fatta giustizia, che vengano osservate le sentenze fino alla fine, che venga si’ rispettata la dignita’ umana di tutti, ma che mai il male perpetrato possa essere dimenticato, annullato, cancellato”.
Articolo pubblicato il giorno 8 Settembre 2020 - 22:10