Con MusicaeExperimentum domenica 20 settembre alle 11.30, secondo appuntamento per Suoni in Certosa! nata dalla collaborazione tra la Direzione regionale Musei Campania – la Certosa e Museo di San Martino e l’Associazione Dissonanzen.
La rassegna è stata ideata per gli spazi pregni di arte e di echi della storia del complesso storico della Certosa e Museo di San Martino, che domina sulla città di Napoli, osservandone da secoli in silenzio i mutamenti, lenti ma costanti.
Il concetto di sperimentazione è strettamente connesso con quello di musica. E lo è da sempre, perché dietro una pagina scritta e dei suoni realizzati ci sono, in ogni epoca storica, un compositore che continuamente studia, ricerca, realizza un pensiero sui suoni e un interprete che si cimenta con le difficoltà tecniche del suo strumento e dei brani che ogni volta è chiamato ad eseguire. È per questo che non ha molto senso la suddivisione ormai storicizzata tra musica del passato e musica contemporanea: ogni musica è stata sempre contemporanea, e lo può essere ancora oggi. Così come ogni musica contemporanea non può prescindere dall’eredità del passato.
Domenica 20 settembre 2020 ore 11.30
Certosa di San Martino – Refettorio
Ester Facchini, soprano
Ensemble Barocco di Napoli
Tommaso Rossi, Domenico Passarelli, Giacomo Lapegna, Raffaele Di Donna, flauti dolci
Musiche di Jean De Macque, Giovanni Maria Trabaci, John Cage, Vincenzo Galilei, Pierre Attaignant, Henrich Isaac, Andrea Falconieri, Gesualdo da Venosa, Jean De Macque
La partecipazione all’evento prevede la prenotazione obbligatoria al sito http://www.eventbrite.it/ e il biglietto del Museo che si potrà acquistare in loco (costi Biglietto Museo: intero € 6,00, ridotto 18-25 anni € 2,00)
Il concerto di oggi presenta musiche di compositori che furono grandi innovatori come Vincenzo Galilei, Henrich Isaac e Jean De Macque. Vissuti in luoghi ed epoche diverse (Galilei nella Firenze della Camerata dei Bardi, Isaac, proveniente dalle Fiandre, nella Firenze di Lorenzo de’ Medici, Jean De Macque, anch’ esso fiammingo, nella Napoli della fine del ‘500) si mossero con spregiudicatezza nello stile musicale della loro epoca e del loro ambiente, alle volte sovvertendone le regole. I pezzi che eseguiremo stasera di questi compositori sono un esempio della loro intensa ricerca poetica, peraltro svolta in un periodo storico segnato anche dalla primissima affermazione della musica strumentale, come genere autonomo.
Si tratta di un genere che muove i suoi primi passi attraverso le forme di danza: le movenze e i ritmi della Gagliarda e della Follia sono il punto di partenza per ispirazioni a volta assai originali, come nella Gagliarda cromatica del Principe di Venosa, in quella già barocca di Trabaci (successore di De Macque come responsabile della Cappella vicereale) o come nelle belle e articolate variazioni sulla Follia di Falconieri, uno dei tanti artisti napoletani morti nella peste del 1656. A integrare il programma del concerto anche alcune danze tratte dalla raccolta rinascimentale di Pierre Attaignant e dal manoscritto 1503 h (1550 circa) della Bayerische Staatsbibliotheke.
Un piccolo accenno anche alla scelta di eseguire tre madrigali a 4 voci di Jean De Macqueutilizzando una sola voce cantante (il soprano Ester Facchini) e il consort di flauti dolci, che realizzerà le altre voci, normalmente affidati ai cantanti. Questa tipologia di interpretazione trova numerose fonti a sostegno: i madrigali potevano anche essere eseguiti da strumentisti e non soltanto dai cantanti. Per questo motivo utilizzeremo flauti di tessitura grave (tra cui un contrabbasso in fa, un basso in do e un basso in fa) in modo da poter accompagnare la voce rispettando le giuste distanze intervallari ed armoniche. È la prima volta, crediamo, che a Napoli si assista a un esperimento del genere, rendendo così chiaro ancor di più il concetto cui ci si è ispirati nel titolo del concerto: sperimentazione non solo compositiva ma anche esecutiva.
Per finire un accenno anche all’unico brano di musica contemporanea presente in programma. Si tratta di Three di John Cage, un pezzo per tre flauti dolci che appartiene alla lunga serie dei “numberpieces”.
Di questo brano, scritto nel 1992, verranno eseguiti due estratti. Lunghe linee sonore si intersecano seguendo percorsi di “timing” tra scrittura obbligata e interpretazione casuale, dando vita a una sorta di contrappunto “aleatorio” che guarda a scritture antichissime con ironia tutta cageana.
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