Così in un’intercettazione telefonica uno degli indagati parla con un conoscente dei ristoranti e dei locali nella disponibilità del clan finiti nell’inchiesta che ha portato oggi all’arresto di 13 persone. La conversazione è riportata nell’ordinanza di custodia cautelare.
“eh… ti dico solo una cosa, tu lo sai che Fra… che Angelo c’ha un esercito a disposizione?”. Così si legge in una delle intercettazioni riportate in un passo dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dai carabinieri nei confronti del cosiddetto clan Moccia. “Ho detto sì, ok ciao!. Quelli c’hanno veramente un esercito eh! il problema è che Vittorio non ha capito con chi c’ha a chefa!… [omissis]…Pensa di giocà, ma questi, QUESTI TIAM M AZZANO!… [omissis]… ti ammazzano, dicono ‘oh, ti do’ comunque la possibilità di guadagnare cinque milioni di euro l’anno…”. “…[omissis]…I quattro locali che adesso abbiamo preso fruttano cinque anni a cinque milioni di euro l’anno! Quest’ultimo anno quattro, perché [inc.] il Tribunale… fatturi lordi., per carità…Dieci milioni di euro ogni anno. …[omissis] …Bravo! E poi, soprattutto, per alcune cosec’è dietro Angelo Moccia…Angelo Moccia non so se tu hai mai visto chi è su internet…”.
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Tra gli arrestati figurano oltre ad Angelo Moccia anche il fratello Luigi Moccia, poi Gennaro Moccia (classe 1987) e Gennaro Moccia (classe 1992), rispettivamente figli di Angelo e Luigi; Carminantonio Capasso, Francesco Varsi, Guido Gargiulo; ai domiciliari invece Andrea Varsi, Carmela De Luca, Eleonora Moccia (figlia di Angelo), Eugenio Cappellaro, Antonio Cosmini.
Quattordici locali, alcuni noti, altri meno, ma tutti centralissimi a Roma, erano gestiti indirettamente dal Clan Moccia. Si tratta de “La Fraschetta” a Piazza Navona, “Panico” a Castel Sant’Angelo, “Antico Caffe’ di Marte” e “Da Giovanni” in via Banco di Santo Spirito, “Bombolone”, “Al Presidente”, “La Torre” e “Ice Cream” in via Tor Millina, “La piazzetta del Quirinale” e “La Scuderia” in via in Arcione vicino a Fontana di Trevi, “Augustea” a Trastevere, “Varsi Bistro” in via della Circonvallazione, “5th Avenue” in via Marsala, “Frankie’ Grill” in via Vittorio Veneto. Alcuni di questi locali erano riconducibili direttamente ad Angelo Moccia e lo si evincerebbe anche da alcune intercettazioni tra gli indagati “I ristoranti di Franco Varsi! I ristoranti sono di Angelo Moccia Tu lo sai chi e’ Angelo Moccia? Qua lo hai conosciuto no? Vedi che c’hanno una organizzazione che per spaventarmi io che l’ho conosciuto ultimamente, ti dico, spaventosa! Spaventosa! Non ti dico quanto. Stanno nei tribunali! Comunque i ristoranti di Roma sono tutti loro! Tutti non riconducibili”.
Tutti erano gia’ stati oggetto di sequestro cautelare per evasione fiscale, ma nonostante non fosse intestato ad Angelo Moccia e nonostante fosse in custodia al tribunale, chi voleva prendere in affitto i “suoi” locali presentando una offerta al tribunale doveva pagare. E’ il caso della famiglia Dominici che per assumere la gestione di quattro ristoranti ha dovuto sborsare 300 mila euro. “Te li danno a te – dice Gargiulo, uno dei 13 indagati, riferendosi ai ristoranti sequestrati – anche perche’ se sono del tribunale e comunque controllano tutto loro te li danno a te pero’ ci devi dare duecento e rotti mila euro, 300 mila euro quasi” ma poi puntualizza “Poi li gestisci con attenzione perche’ e’ sempre roba nostra”. Quando le rate mensili da 30mila euro che i Dominici avevano accordato al clan cominciano a non arrivare, la tensione monta e le preoccupazioni dell’intermediario Guido Gargiulo comincia a farsi sentire e ad un amico, durante una conversazione intercettata dice: “Il problema e’ che Vittorio non ha capito con chi c’ha a che fare. Pensa di giocare. Questi ti ammazzano”.
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