Sono quasi duecento i detenuti di alta sicurezza dei 400 usciti per il covid-19 a non essere ancora tornati in carcere, ma ancora più grave sono gli oltre 4100 gli alta sicurezza con le celle aperte sui 9000 presenti nelle 56 carceri italiane che li ospitano.
A renderlo noto è il segretario generale del sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo: “l’uscita di quattrocento detenuti di alta sicurezza con la scusa del covid19 ha segnato un passo indietro di almeno venti anni alla lotta alle mafie. Che dalla morte di Reina il clima nei confronti dei capi mafia fosse diventato benevolo era chiaro a tutti, ma oramai siamo alla resa totale dello stato alla lotta alle mafie. Oltre quattromila detenuti alta sicurezza si trovano in regime di celle aperte, trecento in più rispetto alle rivolte ed ai morti dei mesi scorsi; quasi duecento sono i capi clan non rientrati in carcere dopo le vergognose scarcerazioni con la scusante del covid19. Questi provvedimenti costituiscono chiaramente una incapacità di contrastare le mafie, difatti è stata data la possibilità alle organizzazioni criminali di riorganizzare i loro traffici sui territori e di dimostrare a chi ha contribuito al loro arresto che loro comandano sempre e che collaborare con la giustizia non mette nessuno al sicuro, ma soprattutto che non serve a niente.
Il colpo più importante messo a segno dalle le mafie è l’introduzione della norma che prevede anche per i 41bis e gli alta sicurezza che anche chi non collabora con la giustizia può avere permessi e benefici” è stato lo stesso ministro a renderlo noto “auspicando un largo consenso a questa norma di civiltà”. “Questo sicuramente è il lascia passare alle mafie in disprezzo delle vittime, dei familiari delle vittime, dei poliziotti, dei magistrati e dei giornalisti che hanno dato la loro vita per combattere le mafie” conclude Di Giacomo.
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