Il Tribunale civile di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri a risarcire 50mila euro a Katia Di Benedetto, all’epoca fidanzata convivente del gommista 35enne bolognese Andrea Tartari, ammazzato con sei coltellate al culmine di una banale lite in strada il 20 luglio 2008 a Porto Corsini, sul litorale ravennate. La donna, secondo quanto riportato dal Resto del Carlino, nel 2015 attraverso l’avvocato bolognese Antonio Gambetti, aveva citato lo Stato sulla base di una direttiva comunitaria del 2004, non recepita in tempo, che impone agli Stati membri di organizzare un adeguato fondo per le vittime di reati violenti nel caso in cui i responsabili non possano pagare.
Come in questo caso, appunto, dove i due autori del delitto – due fratelli camionisti, Salvatore e Giovanni Vertone di 44 e 41 anni, originari di Mondragone , bloccati dai carabinieri nei pressi del carcere di Carinola dopo una rocambolesca fuga e condannati in via definitiva a 30 e a 21 anni 8 mesi di reclusione oltre al risarcimento integrale del danno – non hanno mai pagato nemmeno la provvisionale. Non era andato a buon fine, per insufficiente capienza, il tentativo di inserirsi nella procedura esecutiva dell’abitazione dei due che si trova proprio di fronte alla scena del crimine: una volta in carcere, i due avevano smesso di pagare il mutuo.
Tartari era stato ucciso sotto agli occhi della fidanzata, con la quale conviveva da una decina danni a Marzabotto , morendo tra le sue braccia. Circostanze che, come ha sottolineato il Tribunale di Roma, hanno avuto ripercussioni psicologiche sulla donna la quale era peraltro a sua volta rimasta ferita a causa di uno strattone assestatole da uno dei due fratelli per impedirle di soccorrere il compagno.
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