Ancora un tentativo, anche questa volta originalissimo, di introdurre cellulari in carcere: la scorsa notte, ad Avellino, ignoti hanno lanciato oltre il muro di cinta della casa circondariale un pallone contenente ben 17 microcellulari. A rendere noto il ritrovamento sono i sindacalisti Ciro Auricchio (Uspp) , Aldo Di Giacomo (Spp) ed Emilio Fattorello del Sappe.
“Complimenti alla polizia penitenziaria di Avellino – commentano il segretario regionale Ciro Auricchio e il presidente Moretti Giuseppe, dell’Uspp – per la brillante operazione. Si avverte sempre maggiormente la necessita’ di dotare la polizia penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con la relativa schermata degli istituti penitenziari per contrastare questo fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere. Grazie all’impegno profuso dalla polizia penitenziaria – aggiungono – impegnata in turni massacranti e dotata di scarse risorse, si riesce comunque ad arginare i tentativi fraudolenti di introduzione di droga e telefonini, evitando cosi’ gravi ripercussioni sul profilo dell’ordine e della sicurezza”.
Per il segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, “la risposta che ci aspettavamo dallo Stato non e’ arrivata: infatti l’Alta Sicurezza e’ rimasta nel regime di celle aperte, vietato espressamente sia dalla legge e sia dalle disposizioni del D.A.P. Gia’ nei mesi scorsi la Sezione Alta Sicurezza del carcere di Avellino e’ passata alla ribalta nazionale per le immagini riprese e poi postate sui social dai detenuti. E’ di oggi la notizia che il Ministro della Giustizia introdurra’ una norma che prevede la possibilita’ per i detenuti 41bis e gli Alta Sicurezza di usufruire di permessi premio e di ulteriori premialita’ anche in assenza di collaborazione da parte dei capi clan. Questo in sfregio delle vittime, dei familiari delle vittime e di tutte quelle persone che hanno collaborato per l’arresto di questi delinquenti”.
“Impressiona l’incapacita’ di questo governo di contrattare le mafie la mancanza di rispetto nei confronti di quei poliziotti, magistrati e giornalisti che hanno dato la loro vita per combatterlo”, conclude Di Giacomo.
Fattorello ricorda gli allarmi lanciati dal SAPPE da diversi mesi: “Anche tramite i pacchi postali destinati ai detenuti in periodo di COVID 19 si sta tentando di fare entrare nelle carceri di tutto. La Polizia Penitenziaria è impegnata nel contrasto di questo nuovo fronte di illegalità, che sta iniziando a creare grosse ed evidenti difficoltà al sistema”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a sollecitare interventi urgenti da parte delle Istituzioni: “Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni nonchè altrettanto necessario è prevedere uno specifico reato penale per coloro che vengono trovati in possesso di cellulari in carcere. I penitenziari sono sicuri assumendo i provvedimenti necessari per potenziare i livelli di sicurezza e nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria. Anche i droni, se da un lato hanno grandi possibilità di sviluppo, comportano, però, anche innumerevoli questioni in termini di privacy e di sicurezza, in quanto per la loro natura si prestano ad essere impiegati in diverse attività illecite. Con riferimento alla sicurezza negli Istituti penitenziari, è dal 2015 che abbiamo denunciato l’introduzione illecita di sostanze stupefacenti, e di oggetti comunque non consentiti, all’interno degli Istituti penitenziari, mediante appunto l’utilizzo dei droni. Pensiamo cosa potrebbe accadere se un drone riuscisse a trasportare esplosivo o armi dentro a un carcere… Io credo che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura. Per altro i droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, in caso di evasione giacché consentono velocemente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente al drone si devono accompagnare strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale.”
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