Ha detto di averla strangolata con una corda e di aver gettato il corpo avvolto in due sacchi da giardinaggio da monte Pellegrino. Vigili del fuoco e carabinieri dopo le indicazioni hanno trovato un teschio e ossa umane e brandelli di indumenti. Nella confessione al pm Damiano Torrente ha detto di aver conosciuto la donna nell’estate 2015 all’Addaura. Da li’ ne e’ nata una relazione fatta di emarginazione, miseria e violenza: Ruxandra diviene l’amante di Torrente che poi la fa prostituire ed infine la uccide quando lei minaccia di denunciarlo. “Era una senza tetto – ha spiegato – perche’ il marito con cui viveva ad Alcamo Insieme ai figli , l’aveva buttata fuori casa. Tra noi e’ nata una relazione sentimentale e sessuale”. Ruxandra viveav di espedienti dopo avere lasciato marito e figli. Quando Torrente conobbe la vittima la moglie era in Romania e lui racconta di aver ospitato Ruxandra nella sua villetta sul lungomare roccioso palermitano. Quando la moglie e’ tornata lui ha portato l’amante nell’hotel san Paolo pagando il soggiorno. La confessione dell’uomo mostra uno spaccato di degrado a Palermo tra prostituzione, usura, droga. Torrente confessa di aver garantito un prestito di 2000 euro fatto alla vittima da un suo conoscente e che fino alla restituzione della somma Ruxandra doveva dare un interesse settimanale di 50 euro. Per questo la donna si prostituiva con la protezione di Torrente. L’uomo ha confessato di usare cocaina (fa anche il nome di chi gliela forniva) cosi’ come Ruxandra e di gestire un giro di prostituzione nelle strade adiacenti il porto di Palermo. L’indagato dice di aver ucciso la donna, il 13 ottobre 2015, perche’ “non solo lei voleva trasferirsi a casa mia ma minacciava di denunciarmi dicendo che io facevo il magnaccia” Su Facebook e’ stata creata la pagina “Truffatrice ad Alcamo” in cui Ruxandra viene accusata di essere un truffatrice seriale e di aver preso soldi anche ad anziani e a persone che non navigavano nell’oro promettendo posti di lavoro. Sulla pagina c’e’ anche una foto della donna e un’immagine della sua carta d’identita’. Una persona dice di aver subito una truffa da 20 mila euro. Una donna scrive: “Piu’ di 10 famiglie alcamesi truffate, con importi minimi di 3.000 euro a un max di 80.000 costringendo gente umile e onesta che lavora con guadagni minimi o addirittura disoccupati a vendersi oro, terre, per far sistemare i propri figli, con false promesse di lavoro, continue bugie, con falso nome, falsa professione, falsi nomi di persone del parlamento, protetta dalla propria famiglia gira tranquilla per le vie della citta’ come se nulla fosse, quindi per evitare che altre persone vengano truffate fermiamola …”. Il sacerdote che ha assistito nel suo percorso di “redenzione” l’indagato spiega: “Era addolorato, si e’ pentito. La porta del suo cuore l’aveva gia’ spalancata al Signore. Ritengo di aver letto nel suo racconto tanto dolore, tanta sofferenza e un sincero pentimento”.
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