“Mi preme chiarire che, sebbene ci sia una tendenza in aumento degli sbarchi autonomi rispetto al 2019, i numeri attuali non rappresentano un’emergenza: basta fare il raffronto con il 2011, l’anno delle primavere arabe, in cui arrivarono in Italia circa 30.000 tunisini mentre ora ne sono giunti 8.000 dall’inizio dell’anno. Le difficoltà sono di carattere logistico legate alle misure di profilassi sanitaria stabilite per il Covid 19”. Così la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in un’intervista a La Repubblica.
“Quello che preoccupa di più sono gli effetti dell’emergenza Covid 19 sulla crisi di liquidità che colpisce le aziende e, di conseguenza, l’occupazione. In questo contesto, da mesi, le forze di polizia stanno monitorando molti indicatori finanziari e societari. È in atto uno sforzo intenso, anche da parte della magistratura, per evitare che tale deficit di liquidità possa essere finanziato dalle organizzazioni criminali che – attraverso l’usura, la rilevazione delle attività imprenditoriali e il mercato dei crediti deteriorati, ricorrendo anche a prestanome e società di copertura – puntano a inquinare l’economia sana – ha aggiunto – Un ministro dell’Interno si trova spesso a dover prendere decisioni da solo, in tempi rapidi, e quindi assumendo sull’amministrazione che guida un’enorme responsabilità. Questa del Viminale è una poltrona scomoda, dalla quale difficilmente si conquista consenso e si possono fare promesse. Ringrazio comunque gli esponenti politici che hanno espresso parole di solidarietà nei miei confronti”.
Il nuovo decreto immigrazione è pronto. Il testo è già stato trasmesso a Palazzo Chigi ed è il frutto di un tavolo con le forze di maggioranza che ho coordinato qui al Viminale – ha spiegato Lamorgese – Tutto il governo è impegnato per consentire la riapertura in sicurezza delle scuole. Il ministero dell’Interno, fin dal 26 giugno, ha scritto all’Anci per provare ad individuare soluzioni alternative ai plessi scolastici. Le disponibilità offerte – per 271 sezioni, in 90 comuni divisi in 13 province – risultano purtroppo ancora poche e per questo ho istituito un gruppo di lavoro che, per le amministrative del 2021, sia in grado di individuare un numero molto più consistente di edifici pubblici non scolastici, o di beni confiscati alle mafie, che abbiano i requisiti necessari per ospitare i seggi”.
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