“Oggi, 10 agosto, sono costretto a festeggiare il mio 60/o compleanno osservando la quarantena, essendo risultato positivo alla malattia Covid-19, causata dal coronavirus”, ha scritto Banderas, postando una foto che lo ritrae bambino. “Vorrei aggiungere che mi sento relativamente bene, solo un po’ piu’ stanco del solito e fiducioso che mi riprendero’ al piu’ presto seguendo le indicazioni dei medici che spero mi permetteranno di superare il processo infettivo di cui soffro e che sta colpendo tante persone in tutto il pianeta. Approfittero’ dell’isolamento per leggere, scrivere, riposarmi e continuare a fare progetti per iniziare a dare un senso ai miei 60 anni appena compiuti. Un grande abbraccio a tutti”, ha concluso l’attore spagnolo, mentre la notizia faceva in pochi minuti il giro del mondo.
Nato a Malaga il 10 agosto del 1960 da padre poliziotto e madre insegnante, Banderas lascia la sua citta’ a 19 anni con in tasca il diploma della scuola d’arte drammatica e la delusione per una mancata carriera da calciatore nel club cittadino a causa di una frattura al piede. Cerca fortuna sui palcoscenici di Madrid e mentre si guadagna il pane tra arte e mestiere (fa anche il modello e il cameriere) la sorte gli fa incontrare Pedro Almodova: tra i due la corrispondenza artistica e’ immediata e nel 1982 sono insieme sul set di “Labirinto di passioni”. A Banderas viene assegnato un piccolo ruolo, quello del terrorista Sdec che ha una fugace storia d’amore con Riza Niro, il monarca in esilio estrosamente ispirato allo Scia’ di Persia: un destino singolare per l’attore che diverra’ un sex symbol amato dalle donne di mezzo mondo. “E’ buffo – dice di se stesso – ma nei miei oltre 100 film sono stato piu’ spesso omosessuale che latin lover. E certamente non lo sono nella vita di tutti i giorni. Invece mi sono fatto una fama di seduttore che ormai accetto senza imbarazzo, ma la trovo sempre vagamente surreale”.
Nonostante tanto cinema, Banderas si porta da sempre il teatro nel cuore: qualche anno fonda la sua Accademia, il Teatro del Soho Caixa Bank di Malaga dove studiano 600 ragazzi di tutta la Spagna e un anno fa vi allestisce la sua versione di “A Chorus Line”. Le collaborazioni con Almodovar sono per ora sette (piu’ un cameo) e scandiscono la sua carriera: “Matador”, “La legge del desiderio”, “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” (1988) e dopo “Legami” dell’anno successivo lascia l’Europa per l’America grazie all’immagine che il suo pigmalione gli ha cucito addosso: un mix di testosterone, gentilezza, forza ironica e istrionismo controllato. Ma nel 2011 torna da Almodovar (“La pelle che abito”) e otto anni dopo – facendosi “doppio” del suo maestro davanti alla cinepresa – conquista con “Dolor y Gloria” prima la Palma d’oro a Cannes e poi la nomination all’Oscar (una primizia nel suo palmares). Nel frattempo e’ diventato un volto del cinema hollywoodiano, lavorando con i grandi come Jonathan Demme (“Philadephia” ancora nei panni di un gay), Neil Jordan (“Intervista col vampiro”), Alan Parker (“Evita”), De Palma (“Femme fatale”), Woody Allen (“Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”), stringendo un’amicizia di ferro con Robert Rodriguez da “Desperado” a “Spy Kids”, attraversando tutti i generi, ma e’ con “La maschera di Zorro” (1998) di Martin Campbell che e’ diventato una vera star.
Nonostante il fallimento del sequel, quel film e’ ormai il suo marchio di fabbrica e i duetti con Catherine Zeta Jones e Anthony Hopkins sono ormai leggenda. Bello e mediterraneo, ironico e atletico, romantico e fragile, seduttivo e gentiluomo, Banderas domina la scena americana all’inizio del XXI secolo. Lo aiuta anche l’incrollabile storia d’amore con Melanie Griffith, la paternita’ della bella Stella (divide la scena con lei e la moglie nella sua prima regia “Pazzi in Alabama”, 1999), l’affetto sempre mostrato per la figliastra Dakota Johnson. Una leggenda che si rompera’ nel 2015 quando Banderas cambiera’ partner per la terza volta (in Spagna aveva sposato giovanissimo l’attrice Ana Leza) unendosi all’olandese Nicole Kimpel che oggi gestisce la sua vita e gli e’ stata vicina nel 2017 dopo un pericoloso infarto. Nella sua carriera, ha accettato di buon grado di diventare caricatura di se stesso prima come Gatto con gli Stivali in “Shrek” (in cui ha doppiato il suo sosia animato sia in inglese e spagnolo che poi in italiano) e poi con la chiacchierata serie dei commercial del “Mulino Bianco”. Adesso ha in rampa di lancio il travagliato “The new Mutants”, in uscita dalla scuderia Marvel ma troppe volte rimandato per non suscitare qualche dubbio. Meglio scommettere su “Competencia official” della promettente coppia Mariano Cohn-Gaston Duprat in cui duettera’ con un’amica di lunga data come Penelope Cruz.
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