Bambini e adolescenti sembrano effettivamente meno soggetti al rischio di sviluppare gravi complicazioni a seguito dell’infezione da coronavirus A confermarlo e’ stato uno studio condotto dagli esperti delle Universita’ di Edimburgo e Liverpool, dell’Imperial College di Londra e del Royal Hospital for Children di Glasgow, che hanno analizzato i dati di 651 bambini e ragazzi al di sotto dei 19 anni ricoverati in 138 ospedali in Inghilterra, Scozia e Galles a seguito dell’insorgenza di Covid-19. Il lavoro, pubblicato sul British Medical Journal, e’ stato svolto nell’ambito del Coronavirus Clinical Characterisation Consortium ISARIC4C, un consorzio di medici ed esperti provenienti da tutto il mondo che lavorano per prevenire la morte a causa di malattie respiratorie.
“Obesita’, etnia ed eta’ – commenta Olivia Swann, docente presso l’Universita’ di Edimburgo – sono alcuni dei fattori che influenzano il rischio di complicazioni, come la presenza di sindrome infiammatoria grave pregressa. I nostri risultati, tuttavia, suggeriscono che il ricovero a causa di Covid-19 nei piu’ giovani e’ piuttosto raro ed e’ spesso collegato alla presenza di malattie pregresse”. Secondo i dati, meno dell’1 per cento dei partecipanti allo studio ISARIC rientrava nella categoria considerata e, di questi, il 42 per cento presentava condizioni cliniche pregresse, come problematiche neurologiche o asma. “Il numero di bambini e giovani deceduti a causa di SARS-CoV-2 – aggiunge la docente – e’ relativamente basso rispetto alla percentuale di morti tra gli adulti. Dei sei casi analizzati, tre neonati e tre di eta’ compresa tra 15 e 18 anni, tutti presentavano altri gravi problemi di salute. Tra i ragazzi solo il 18 per cento dei contagiati e’ stato ricoverato in terapia intensiva”.
Gli esperti sostengono che i bambini piu’ a rischio di aver bisogno di cure intensive o ventilazione sono i neonati e quelli di eta’ compresa tra 10 e 14 anni. “Tra i sintomi collegati a un rischio piu’ elevato – prosegue la scienziata – segnaliamo congiuntivite, eruzione cutanea o problemi gastrointestinali come dolore addominale, nausea, disturbi intestinali”. Gli autori sottolineano che i bambini rappresentavano una percentuale molto ristretta di pazienti Covid-19 e nella maggior parte dei casi la condizione si presentava in forma lieve. “Il lavoro diligente dei nostri colleghi – sostiene Calum Semple, docente di Salute infantile presso l’Universita’ di Liverpool – ha portato a quello che probabilmente rappresenta il rapporto piu’ completo e ampio sulla relazione tra SARS-CoV-2 e l’infanzia. Speriamo che queste nuove informazioni possano rivelarsi utili nella gestione della situazione emergenziale”. Dal canto suo, Louisa Pollock, consulente di malattie infettive pediatriche presso il Royal Hospital for Children di Glasgow, afferma che “i genitori dovrebbero essere rassicurati da questi risultati, ma in ogni caso, con la ripresa delle attivita’ scolastiche, sara’ fondamentale mantenere il controllo della situazione e monitorare la salute dei bambini”. Per gli esperti, nonostante i risultati suggeriscano che nei bambini sia minore la probabilita’ di sviluppare complicazioni, e’ importante continuare a indagare sugli elementi che influenzano la trasmissione e la manifestazione del virus.
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