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Amleto, essere o apparire? Recensione di Laura Bufano

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“Amleto, essere o apparire?” di Laura Bufano

 

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Dopo l’esordio con Riccardo III, per la rassegna Shakespeare‘s Summer Dream, arriva l’attesissimo Amleto. La location è la stessa, il Castello Lancellotti, a Lauro, che permette di raccontare il bello con lo strumento del teatro e fa diffondere il teatro con lo strumento della bellezza. E’ questa una parte della mission de “Il Demiurgo” , una delle compagnie teatrali in assoluto più seguite e più talentuose del panorama Campano.

Ed eccoli, entrano in scena prima di cominciare. A condurre il gruppo Franco Nappi, attore, direttore artistico e regista, seguito dagli altri attori, tutti concentratissimi.

Questa la rappresentanza della corte di Danimarca dopo la morte di re Amleto:
Franco Nappi – Claudio; Andrea Cioffi – Amleto; Chiara Vitiello – Ofelia; Alessandro Balletta – Orazio; Roberta Astuti – Gertrude; Nello Provenzano – Polonio; Antonio Torino – Laerte
Amleto incontra in sogno suo padre che gli chiede vendetta, e gli svela che è stato avvelenato da Claudio, suo fratello, per usurpagli il trono e per sposare Gertrude, mamma del giovane Amleto. Una responsabilità enorme per un impreparato principe. L’educazione ricevuta basata sull’ obbedienza e sul coraggio lo spronano alla vendetta, ma dovrà attraversare una crisi profonda che lo porterà ad interrogarsi sulla vita e sull’animo umano in tutta la sua interezza.

Il giovane Amleto fa ricorso alla follia per potersi salvare dal dramma dell’esistenza, e per smascherare quanti hanno la responsabilità della morte di suo padre, il re di Danimarca. E’ un vero dramma, moriranno tutti, tranne Orazio che, per volere di Amleto, racconterà al mondo intero quanto accaduto.
Ai tempi della scrittura dell’opera di Shakespeare, pare che Amleto avesse 16-17 anni, il nostro Andrea Cioffi mette in evidenza, con la sua interpretazione, la purezza di quella giovane età fino a farla confondere con la follia. Anche il suo ricorso alla mamma rappresenta il rifugio da una situazione più grande di lui. Le domande che si pone il giovane

Amleto ci fanno riflettere, sul quel passaggio della vita dove per poter continuare a vivere non ci chiediamo più niente, e diamo per nostre le verità degli altri. Solo la follia ci consente di esprimere il nostro autentico pensiero. “ Noi sappiamo ciò che siamo, ma ignoriamo ciò che potremmo essere”, è forse quel percorso, chiamato follia che ci consente di interrogarci ancora e di utilizzare appieno le nostre capacità? Il bravo Andrea Cioffi porta ai nostri tempi il Bardo, con i suoi interrogativi e lascia che le pause aiutino il pubblico a riflettere, quello stesso pubblico che lui sfida e sollecita guardandolo negli occhi. Il suo racconto è caratterizzato dalla leggerezza, dalla battuta pronta e da una memoria di ferro.

Altro tipo di follia quella di Ofelia, che dopo aver perso l’amore di Amleto e aver vissuto la morte del padre, si rifugia nell’oblio praticando la cancellazione del ricordo. Si procurerà la morte. La brava Chiara Vitiello, con la sua interpretazione quasi ci porta con se in un altrove.
Complimenti a tutti gli attori, ognuno all’altezza del proprio ruolo, e al Demiurgo che rispetta la sua mission di Teatro che mescola ironia e poesia, potenza emotiva e leggerezza.
La platea ringrazia con ripetuti applausi.

Di Laura Bufano anche: https://www.cronachedellacampania.it/2020/07/teatro-iliade-la-guerra-di-troia-recensione-di-laura-bufano/


Articolo pubblicato il giorno 24 Agosto 2020 - 17:14


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