Settant’anni per Gabriele Salvatores, regista e premio Oscar per i film “Mediterraneo”.
Compie oggi settant’anni Gabriele Salvatores, regista e sceneggiatore premio Oscar nel 1992 per il suo “Mediterraneo”, film che lo ha portato a scrivere il suo nome nella lista dei cineasti che hanno fatto e ancora faranno la storia della settima arte nel nostro Paese. Non solo per quell’Oscar, che arriva al quinto film, dopo gli esordi con “Sogno di una notte di mezza estate” dell’83 e “Kamikazen – Ultima notte a Milano” dell’87; e poi quel “Marrakesh Express” dell’89 che diventerà un film cult per un’intera generazione, che anticipa “Turnè”; ma anche perché “Mediterraneo” rappresenta il culmine di una certa idea di cinema che va anche oltre l’antologia filmica del viaggio, che si concluderà poi con “Puerto Escondido”.
Un cinema corale che trova la sua forza nella sinergia tra gli attori, quasi sempre a rotazione gli stessi, che sono quei compagni di avventura con i quali cammina a braccetto dagli esordi teatrali, dalla fondazione della compagnia Teatro dell’Elfo nel 1972, insieme a Ferdinando Bruni e poi ancora Claudio Bisio, Paolo Rossi e Silvio Orlando; oggi diventato un vero e proprio teatro all’avanguardia punto di riferimento per la scena milanese.
Un cinema che poi non ha età, o meglio, resta fermo ad un’età giovane e spregiudicata, cosa che caratterizzerà tutta la produzione del regista nato a Napoli ma adottato in maniera totale da una Milano spesso presente e raccontata nelle sue pellicole. Si prosegue nella carrellata dunque con “Sud” del 1993, probabilmente il suo film più politicamente impegnato, per poi passare al visionario “Nirvana”, che resta il suo film più apprezzato dal pubblico in termini di incassi. Anche “Denti”, film cupo e grottesco, si può considerare assolutamente un guizzo di sperimentazione, così come, al contrario, più psichedelico e solare il suo “Amnésia”, due film con i quali Salvatores entra nel nuovo millennio.
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Articolo pubblicato il giorno 30 Luglio 2020 - 13:05