Santa Maria Capua Vetere. E’ di nuovo rivolta nel carcere Sammaritano, il sindacato della polizia penitenziaria lancia l’allarme: “Fallimentare il regime detentivo aperto”. La protesta scoppiata ieri sera è ancora i corso.
Si registrano ancora una volta momenti di tensione presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove da ieri sera, il reparto femminile di alta sicurezza dell’istituto sta protestando contro la sospensione delle videochiamate da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. La protesta è tuttora in corso corso e ad aggravare la già difficile situazione si sono aggiunti circa 150 detenuti alta sicurezza del reparto Tamigi che si rifiutano di rientrare dai passeggi. A darne notizia è il segretario generale aggiunto del Sinappe, Luigi Vargas: “Purtroppo, nonostante il cambio al Comando e il trasferimento di alcuni detenuti facinorosi, la situazione è sempre più difficile. Serve un serio cambio di rotta. È ormai di tutta evidenza che queste rivolte sono strumentali e probabilmente hanno una regia tesa ad ottenere ulteriori benefici o alleggerimenti di pena. Bisogna prendere atto che il regime detentivo aperto si è rivelato un fallimento. La criminalità sta conquistando sempre più territorio anche nelle carceri e ciò è dimostrato anche dal frequente rinvenimento di telefoni, droga e strumenti atti ad offendere. La Polizia Penitenziaria fa quello che può, facendo leva ormai solo sullo spirito di sacrificio e senso di abnegazione, ma questo non basta. Il Ministro Bonafede deve prendere atto di questa gestione fallimentare ed il Governo ha il dovere di intervenire con decisione, anche attraverso lo strumento del 41 bis per il tempo necessario a ripristinare le condizioni di sicurezza all’interno delle carceri, anche a tutela dell’ordine pubblico e di tutti i cittadini. Servono uomini, mezzi e risorse. Non possiamo più tollerare ulteriore immobilismo.”
Articolo pubblicato il giorno 2 Luglio 2020 - 18:57