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C’e’ un episodio, nell’inchiesta della DDA di Napoli (pm Maurizio De Marco) che ha consentito di sgominare il feroce clan della Vanella Grassi di Scampia, ritenuto emblematico dagli inquirenti: un summit, monitorato, tenuto il 3 novembre 2017, al termine del quale viene sventata una vera e propria guerra di camorra imminente tra i vari e litigiosi gruppi che costituiscono la cosca.
Tutto avviene grazie all’intervento “de relato” di Salvatore Petriccione (detto lo “zio”) dal carcere di Terni (l’ufficiale di collegamento per i pm era Salvatore Lamonica, arrestato ieri) che indica Vincenzo Spera (anche lui tra le persone arrestate oggi, ndr) come l’unico garante della pace. La “voce” di Petriccione evita un’altra faida che avrebbe potuto insanguinare, cosi’ com’e’ sempre successo in passato, quella “particolare” zona di Napoli dove gli interessi della camorra erano tornati ad essere di altissimo livello.
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I “girati”, come anche vengono soprannominati i camorristi di via Vanella Grassi (o della Vinella Grassi) erano riusciti a rimettere in funzione le piazze di spaccio di Scampia “chiuse” dal forze dell’ordine e magistratura, tra il 2015 e il 2016, quelle diventate tristemente famose sulle cronache di tuo il mondo per il loro vertiginoso volume d’affari. E nei mesi scorsi, quando covid-19 costringeva i cittadini a stare in casa, i pusher, con tanto di mascherina sul volto, le facevano fruttare.
LO SCONTRO TRA GLI ANGRISANO E I GRIMALDI
E, infatti, ogni tanto, durante il lockdown, ne veniva “beccato” qualcuno, a Napoli, con la droga o con una pistola addosso. Nel corso di questi anni, a partire dal 2016, gli inquirenti hanno anche assistito a “operazioni di rimpiazzo” delle posizioni di rilievo occupate da elementi di spicco del clan, come, per esempio i fratelli Umberto e Antonio Accurso, finiti in carcere.
Ed e’ stato proprio nell’ambito di questa ristrutturazione dell’organizzazione che si sono creati e hanno preso potere le famiglie Angrisano (di Scampia) e Grimaldi (di San Pietro a Patierno) le quali, qualche anno fa stavano per scontrarsi se non fosse intervenuto “lo zio” (come viene soprannominato anche perche’ effettivamente e’ lo zio di molti di coloro che hanno ricoperto il ruolo di boss, in passato) Salvatore Petriccione, dal carcere.
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