“Operazione Stele”. Smantellate due organizzazioni criminali, legate a Cosa nostra, specializzate in estorsioni, rapine, produzione e traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e furti, tra cui quello che da’ il nome all’operazione, commesso presso la Stele dedicata alla vittime della strage di Capaci. Sono 37 gli indagati e 24 le misure cautelari in varie regioni. In azione in Sicilia, Emilia Romagna e Puglia i carabinieri del Comando provinciale di Palermo per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, nei confronti di 24 persone.
Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Giorgia Spiri e Felice De Benedittis, hanno sgominato le due bande risultate connesse con la criminalita’ organizzata, radicate nei quartieri popolari Cep, Cruillas, San Giovanni Apostolo e Zen 2, a Palermo, ma che operavano in tutto il territorio regionale. Fra gli innumerevoli furti, ricostruiti mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e servizi di videosorveglianza, risalta quello di maggiore valore simbolico, del 6 marzo 2017, nel cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, realizzato in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage del 23 maggio 1992 e dedicato a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, rischiando di compromettere la celebrazione dell’importante momento commemorativo.
Una struttura organizzata in modo piramidale con a capo la famiglia reggente dei Cintura, storicamente e notoriamente specializzata nei reati di natura ‘predatoria’, e dove gli appartenenti erano meticolosamente organizzati tra loro tanto che la commissione di reati veniva considerata una vera e propria attivita’ lavorativa da svolgere con costanza e dedizione, con turni di lavoro precisi e scandagliati nel tempo. I membri, connotati da numerosi precedenti, vantavano uno stretto contatto con personaggi della criminalita’ comune ma anche organizzata, con esponenti di vertice di Cosa nostra.
E’ stata infatti documentata la mediazione di figure apicali mafiosi, ogni qualvolta venivano commessi, inconsapevolmente, furti ai danni di persone appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine, come nel caso di un furto a Castellamare del Golfo o di quelli ai danni della Edil Ponteggi di Bagheria di proprieta’ di Paolo Sxaduto, figlio del boss Pino Scaduto, storico esponente della famiglia mafiosa di Bagheria.
La vicinanza degli indagati alla malavita comune e organizzata, ha permesso anche di acquisire importanti elementi in ordine alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti, di natura estorsiva ma anche in materia di armi, nonche’ di acquisire gravi elementi di responsabilita’ gia’ confluiti in connesso procedimento penale che ha portato all’emissione di numerose misure restrittive nella recente operazione “Over” (Spaccaossa). E’ emersa l’influenza degli appartenenti nella borgata di Cruillas e nel territorio compreso tra Borgonuovo, San Giovanni Apostolo e Cep.
L’associazione capeggiata da Andrea Cintura, sebbene questi fosse rinchiuso in carcere, servendosi dei componenti della sua famiglia, ma anche della collaborazione di altri, riusciva a imporre a diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare settimanalmente somme di denaro che variavano in relazione al tipo di attivita’, camuffando le richieste estorsive sotto forma di contributo per l’organizzazione della festa di quartiere. Andrea Cintura e il figlio Domenico, al vertice dell’associazione, detenevano il completo predominio sul quartiere e su chiunque volesse prendere ogni genere di iniziativa commerciale, compresi coloro che volevano allestire banchi di rivendita.
E’ stata inoltre documentata la formazione di un nuovo gruppo criminale, a seguito del mutamento degli equilibri interni del gruppo principale, quello dei Cintura, circostanze che hanno comportato l’allontanamento di uno dei suoi componenti che da li’ a poco si sarebbe unito ad un nuovo gruppo, operante nel quartiere Zen 2, che aveva preso di mira diversi obiettivi strategici quali la discarica di Bellolampo e l’acquedotto Comunale.
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