Enorme è stata la soddisfazione da parte del gruppo di cooperanti e volontari di Radio Siani La Radio delle Legalità appresa la notizia della condanna al neomelodico Aniello Imperato, in arte Nello Liberti, per istigazione a delinquere per la sua canzone “‘o capoclan”.
Liberti è stato condannato a un anno e quattro mesi dai giudici per la canzone incriminata che di fatto inneggiava e mitizzava la figura del boss Vincenzo Oliviero, all’epoca reggente del clan Iacomino-Birra di Ercolano (Napoli).
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“Giustizia è fatta! Questa sentenza è un altro traguardo che è stato apposto alla strada che abbiamo tracciato nel contrasto alla camorra. Siamo nati per contrastare questo tipo di messaggi e narrazione. Spero che adesso si capisca ulteriormente e meglio l’azione d’argine del nostro progetto. La Radio e la Cooperativa Giancarlo Siani sono nate proprio per contrastare e contrapporsi a quell’azione contro culturale e degenerativa che rappresentava “Radio Carcere” e la sua mentalità camorristica.”
Estorsioni, violenze e omicidi erano le parole d’ordine dei clan che sottomettevano commercianti, piccoli imprenditori e l’intera cittadinanza. E non ultima una strategia ben precisa di propaganda, figlia sicuramente di un’analisi che purtroppo non si può assolvere in queste poche righe: la gestione di una radio pirata e abusiva diventata strumento di comunicazione per il clan, che proprio attraverso canzoni come questa di Liberti commissionata e scritta addirittura a quattro mani dal “Capo Clan Viola” ha toccato l’apice.
Sfruttando la permeabilità del filone neomelodico in certi ceti sociali e la diffusione capillare del mezzo radiofonico, si è tentato di normalizzare, sdoganando e legittimando la cultura camorristica come unica alternativa. Addirittura arrivando a giustificare omicidi, condanne di morte, abusi di potere e violenza, il resto lo lascio alla canzone che ha un messaggio cosi chiaro e diretto per chi ha gli strumenti giusti per analizzarla”.
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Una strategia di comunicazione sociale come ricordato anche da diversi protagonisti che all’epoca hanno svolto il lavoro d’indagine, prima di questa sentenza, la vicenda ha avuto più scettici che tifosi. Canzoni e dediche quotidiane attraverso le antenne abusive di “radio carcere” che rappresentavano un ulteriore schiaffo sul volto di tutta la gente onesta e perbene che provava ad andare avanti nelle difficoltà giornaliere e con l’eterna paura di dover pur sopravvivere in un territorio pericoloso e martoriato.
Ma la verità vince sempre, e grazie al lavoro della Magistratura (ricordiamo il Procuratore Capo della DDA di Napoli Cantelmo e il grandissimo Pierpaolo Filippelli e l’attuale Ferrigno), le Forze dell’Ordine, i commerciati e i cittadini attivi che sono nate realtà come la nostra e la FAI antiracket Ercolano che sul territorio hanno attivato delle antenne sociali ponendosi in antitesi all’azione criminale.
Ci auguriamo che Liberti capisca e chieda scusa a tutta la cittadinanza e, soprattutto, alle famiglie delle vittime innocenti di camorra, come il nostro Salvatore Barbaro anche lui un giovane aspirante cantante.
Le canzoni sono un potente mezzo di comunicazione, possono e devono affrontare temi sociali, storie di proteste e momenti storici, cosi come narrare l’amore il più potente e universale messaggio che esiste, ma questa di cui stiamo parlando non è una canzone, qui siamo difronte ad un brano pro camorra ed è inaccettabile quello che è accaduto. Ancor di più oggi, in questo momento storico della nostra società sempre più priva di anticorpi morali.
Ad esprimere soddisfazione è stata anche la FAI Antiracket di Ercolano, che da anni, assieme alla Cooperativa e Radio Siani lavorano e promuovono la sana cultura della legalità e del consumo critico.
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