“La realta’ e’ questa. E’ difficile da accettare, pero’ dobbiamo andare avanti. Cosa chiediamo? Giustizia. Non abbiamo piu’ mio fratello. L’ergastolo? Sicuramente, si'”. Cosi’ parla ai giornalisti, dopo l’udienza a Roma, Paolo Cerciello Rega, il fratello minore del carabiniere ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio. “Era un uomo esemplare – ricorda Cerciello – era il top. Ho perso mio padre 11 anni fa, lui l’ha sostituito. Amava il suo lavoro, amava l’Arma, amava la famiglia, amava aiutare le persone. Metteva il cuore in tutto quello che faceva”. “Mi hanno chiamato di notte – ricorda il fratello del carabiniere ucciso – dicendo che era successa una cosa a mio fratello e stava andando in ospedale. Cosi’ da Napoli siamo andati a Roma, io, mio cugino. Per strada ho capito che era qualcosa di serio, ma non pensavo ad una cosa del genere”, racconta Paolo Cerciello Rega ricordando quella notte. Il fratello, come la vedova Cerciello, non mancano un’udienza: “A stare a casa non faccio bene. Preferisco stare qui. Vedere e sentire in prima persona: e’ mio fratello”, spiega. I due americani accusati dell’omicidio vi hanno contattato? “No, mai”.
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