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Camorra, così i reduci del clan Cava chiedevano il pizzo agli imprenditori del Vallo di Lauro

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Due persone in carcere e quattro agli arresti domiciliari per tentata estorsione pluriaggravata anche dal metodo mafioso.

I carabinieri della Compagnia di Baiano (Avellino) hanno eseguito le misure cautelari emesse dal gip presso il tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Le indagini, condotte dai militari del Nucleo Operativo tra ottobre 2017 e marzo 2018, hanno consentito di accertare che i destinatari del provvedimento cautelare avevano attuato la pianficazione e l’organizzazione del tentativo di estorsione pluriaggravata, anche dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore edile attivo nell’area nolana. Le attività investigative hanno permesso di accertare che gli indagati, ritenuti vicini al clan camorristico Cava operante nel Vallo di Lauro e nell’hinterland napoletano, avevano organizzato una serie di preparativi che vanno dalla localizzazione della vittima, a ripetuti sopralluoghi e all’individuazione di un loro complice, amico dell’imprenditore, grazie al quale, con uno stratagemma, avevano attirato la vittima in un immobile nell’hinterland napoletano.

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Qui, con minacce e violenze fisiche, avevano chiesto a titolo estorsivo 25mila euro nonché la vendita fittizia di un suo terreno agricolo nel Comune di Quindici (Avellino), beneficiario di rilevanti contributi economici regionali. Il clan Cava era decimato dagli arresti e dalla morte dello storico capo Biagio, ma non ancora estinto, dato che uno degli uomini di punta dell’organizzazione storica che contende il controllo del racket nel Vallo di Lauro ai Graziano aveva messo in piedi una banda per condizionale le attivita’ edilizie nella zona a ridosso del nolano. Ma questa mattina Giuseppe Pacia, 62 anni, di Quindici e con numerosi precedenti penali, e’ finito in carcere, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare a carico di altre 5 persone emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda di Napoli. Con lui in carcere anche Michele Castaldo, 32 anni, mentre agli arresti domiciliari si trovano Salvatore Pacia, 60 anni, Vincenzo Rufino, 43 anni, Pasquale Isernia 46 anni e Gaetano Varchetta di 73.

Sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Baiano che hanno avviato le indagini nell’ottobre del 2017. I sei sono accusati tutti di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Avevano preso di mira un costruttore e da questi pretendevano non soltanto il pagamento del pizzo ma anche la cessione di un terreno agricolo che avrebbe beneficiato di ingenti contributi regionali. E per ottenere tuto questo avevano pianificato il sequestro dell’imprenditorie. Sopralluoghi nel cantiere, l’individuazione di un complice, che avrebbe agevolato il sequestro: il piano ha preso forma nel 2018, quando i sei sono riusciti ad attirare l’imprenditore del nolano in un edificio in costruzione dell’hinterland nolano e li’ lo hanno minacciato e picchiato per farsi consegnare 25mila euro e la promessa di cessione del terreno. Gli arresti sono stati eseguiti tra Moschiano, Pago del Vallo di Lauro, Marigliano, Visciano e Nola.


Articolo pubblicato il giorno 21 Luglio 2020 - 19:51


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