In provincia di Benevento, precisamente a Cerreto Sannita, c’è una Casa in cui le donne che hanno conosciuto la violenza, possono finalmente conoscere la speranza e riconquistare la loro libertà.
«Si presentava come un uomo perfetto, bellissimo, di buona famiglia. Mi allontanò prima dalle mie amiche e poi dalla mia famiglia dicendomi che ero solo sua. Ho cominciato a vedere dei comportamenti strani, ho scoperto che faceva uso di droghe. Calci, schiaffi, pugni, sempre più forte, ero terrorizzata, volevo scappare però non ci riuscivo. In un momento di rabbia Francesco mi ha rotto il naso. Ritornò, mi chiese scusa, che non l’avrebbe più fatto, che sarebbe cambiato.
Nell’ultimo episodio violento Francesco mi ha messo le mani al collo e in quel momento la paura mi ha dato il coraggio di chiamare i carabinieri. Avevo capito che dovevo cambiare, che dovevo allontanarmi da quella casa perché non era più un posto sicuro per me e per i miei bambini e sono arrivata qui, a Casa delle donne. Per la prima volta mi sono sentita libera. Iniziarono a farmi capire che la colpa non era mia, che non avevo io le responsabilità e che potevo essere una buona mamma perché lo ero. Francesco è ancora in libertà e io ho paura come hanno paura tante altre donne in questa situazione».
Questa è solo una delle tante storie di donne che non possono mostrare il loro volto e far ascoltare la propria voce, ma che le operatrici della struttura Casa delle donne hanno sentito dal 2018, anno della sua fondazione, ad oggi. Donne con un vissuto differente e un’esperienza in comune che in questo luogo hanno potuto intraprendere un percorso di consapevolezza che le ha portate a comprendere che ciò che di brutto gli è capitato non dipende da loro.
Un’accoglienza diversa capace di porre la comunità al servizio della fragilità. «La maggior parte di loro sono donne che hanno avuto violenze importanti di tipo fisico, psicologico, sessuale, economico da parte dei loro mariti, compagni, fidanzati e spesso vengono con i loro bambini, che sono il motore che attiva la denuncia e che attiva poi la fuga da casa. Loro sono il 99% delle volte vittime di violenza assistita – spiega Fabiola, responsabile della Casa -. Non facciamo solo un’accoglienza e un’ospitalità, ma facciamo orientamento al lavoro, supporto psicologico, legale, accompagnamento educativo per prepararle poi ad una vita futura che avranno al di fuori di questa casa».
«Abbiamo incrociato le storie di tante donne – racconta la volontaria Maria Cristina – e quello che ti resta di più è il cambiamento delle donne che all’inizio, venendo da un vissuto difficile, complesso, sono comunque diffidenti nei confronti delle operatrici della Casa e delle volontarie, mentre alla fine si fidano e si affidano e questo è il bello di essere qui e di esserci per loro».
In due anni sono state ventuno le donne accolte con i loro figli minori che hanno potuto contare sul sostegno di quarantotto operatrici e volontarie impegnate nel progetto reso possibile anche grazie alle firme per l’8xmille alla Chiesa Cattolica.
«Grazie ai fondi 8xmille siamo riusciti a ristrutturare e adeguare anche dal punto di vista burocratico la Casa per poter non solo ospitare donne che arrivano dal percorso di accoglienza giudiziario, ma anche tutte le persone che ogni giorno frequentano la Casa, che vengono accolte con dolcezza e anche accompagnate a un reinserimento sociale, lavorativo, ma anche a un nuovi progetto di vita», spiega Mirella, responsabile del progetto.
E’ possibile destinare l’8xmille alla Chiesa Cattolica con il modello Redditi PF da presentare in qualsiasi ufficio postale dal 2 maggio al 30 giugno oppure in via telematica entro il 30 novembre, con il modello 730 entro il 30 settembre, o con il modello CU entro il 30 novembre.
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