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Vita d’artista e pandemia. Hilenia e Vincenzo: nella vita e nel teatro

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Eppur si muove… qualcosa, ma non per tutti gli operatori dello spettacolo.
A riprendere saranno alcune delle realtà forti, fiori all’occhiello di Napoli e della Campania: riprende il Napoli Teatro Festival, il Teatro di San Carlo, il Nazionale, che hanno già annunciato la programmazione estiva; ma tutti gli altri? Tutte e tutti gli operatori dello spettacolo che a fatica tengono in piedi realtà più piccole ma di grande impatto sociale e culturale, come ripartiranno e quando? Come si fa a non lasciare nessuno indietro nel comparto dello spettacolo dal vivo?

Qualche domanda l’abbiamo rivolta a Hilenia De Falco e Vincenzo Ambrosino, uniti nella vita e nel lavoro. La loro è una testimonianza intensa, che racconta e tiene insieme più aspetti di questo periodo: tante le emozioni, almeno quante le attività che svolgono come tante sono le sensazioni, almeno pari ai ruoli che ricoprono. La determinazione avvertita nelle loro risposte è una pennellata piena di Kokoschka o il tratto preciso di Courbet, frutto di una evidente consapevolezza.

“Tra poco compio 43 anni”, si presenta Hilenia, “e da più della metà dei miei anni ho fatto del teatro la mia vita. Ho iniziato a 17 anni quando, insieme ad altri amici, introducevamo per la prima volta durante l’occupazione al Liceo classico Antonio Genovesi, il corso di teatro contemporaneo. Nello stesso periodo ho cominciato ad occuparmi anche di organizzazione, stimolando una collaborazione tra teatri e scuole. Con le percentuali che ricavavo dalla vendita dei biglietti ho pagato le rette della scuola di teatro che ho seguito per tre anni e le quote dei laboratori che al termine della scuola ho intrapreso nei luoghi più disparati d’Italia per perfezionarmi come attrice.
Il 7 agosto 2003 ho fondato l’Associazione Culturale ‘Interno 5’, diventata un punto di riferimento importante nell’organizzazione di Festival e rassegne di teatro, danza ed arti performative. (E45 Napoli Fringe Festival, Festival Internazionale dell’Attore, Festival Internazionale del Teatro di Montalcino, Movi|mentale festival di danza e videoarte…). Dodici anni fa ‘Interno 5’ ha trovato casa, gestendo un piccolo spazio chiamato START (San Biagio Theatre and Performing Art) nel centro storico di Napoli: un punto di riferimento importante per le giovani compagnie, avamposto culturale e luogo di creazione e riflessione sulle politiche del nostro comparto. Dal 2015 curo, insieme all’attore e regista Lello Serao, la direzione artistica del Teatro Area Nord di Piscinola gestito da Teatri Associati di Napoli ed insieme a Vincenzo la direzione organizzativa della compagnia di danza ‘Interno 5’, la cui direzione artistica è affidata al nostro socio Antonello Tudisco.”
Vincenzo: “Mi/ci definiamo organizzatori teatrali, anche nei mie dati Inps, visto che si parla tanto di tutele, c’è scritto tecnico organizzatore e lo sono ormai da 17 anni su 42. Organizzatore è una definizione che comprende molti ruoli: operatore culturale, comunicatore, ideatore di progetti,  produttore, gestore delle nostre sale, curatore di rassegne… Ovviamente mai da soli ma sempre con un team che nel nostro caso è una seconda famiglia. Credo che tutti questi ruoli abbiano a che fare con la poesia, con la costruzione, con la creatività e la ricerca, anche quando si ha a che fare con i numeri e le economie. Spesso soprattutto in quel caso l’immaginazione è essenziale.”

Come e quanto è cambiata la vostra ‘giornata tipo’ rispetto al pre pandemia?
Hilenia: “Mi occupo di teatro a 360° per cui nella normalità le mie giornate sono scandite da incontri, spettacoli, corsi di teatro che conduco nelle scuole e in aree disagiate… Il covid 19 ha cambiato completamente la mia vita in questi mesi. Una sensazione stranissima…è come quando dopo una corsa ti fermi di botto e resti immobile ad ascoltare il tuo respiro mentre il sudore freddo ti scende dalla fronte. Per i primi 15 giorni, dopo aver disdetto tutti gli spettacoli e gli appuntamenti programmati, ho scelto di chiudere “il teatro” in un cassetto e mi sono dedicata alla casa ed alla famiglia. Poi dal cassetto ho cominciato a tirar fuori un poco alla volta un pezzettino del teatro da ricostruire. Primo tra tutti C.Re.S.Co, il coordinamento nazionale delle realtà della scena contemporanea, del cui direttivo sono membro da 4 anni. Quasi ogni mattina facevo colazione con loro guardandoci nei piccoli francobolli di zoom e insieme abbiamo affrontato questo mostro ipotizzando e proponendo azioni politiche di sostegno e ristoro. Per il resto ho preparato da mangiare per i senzatetto, giocato a barbie con mia figlia Marta, preparato dolci con mio figlio Fulvio e riscoperto di avere al mio fianco un compagno di vita con cui condividere anche la gioia per una pianta che fiorisce.”
Vincenzo: “Totalmente cambiata. Normalmente abbiamo una vita fin troppo frenetica per gli impegni di lavoro legati ai due spazi teatrali che gestiamo lo START/ Interno5 a palazzo Diomede Carafa e il Teatro Area Nord di Piscinola e la compagnia di Danza Interno5 insieme ai nostri compagni di viaggio.” 

Quale l’aspetto che più vi è mancato, o che vi manca ancora, del vostro lavoro?
Hilenia: “Ciò che più mi è mancato e mi manca ancora del pre covid è sentirmi parte di una squadra , quella squadra che lavora unita per il raggiungimento di un obiettivo. Mi sono mancati i ragazzi dei miei corsi, gli scontri, le strette di mano, gli abbracci ed il guardarsi dritto negli occhi a pochi centimetri di distanza. Mi è mancata e mi manca ancora quell’emozione di agitazione adrenalinica che provavo a 18 anni su di un palco e che ora provo tutti i giorni in cui la mia compagnia è in scena e nel “pre” di ogni evento che organizzo. Mi mancano lo Start ed il Teatro Area Nord, il momento in cui il pubblico entra in sala e quando si spengono le luci ed ancora il posacenere traboccante di sigarette fuori al teatro mentre si discute dello spettacolo appena visto sorseggiando un bicchiere di vino.
Vincenzo: “Tutto. Immaginare insieme agli artisti con i quali collaboriamo un nuovo progetto , il confronto sulle idee che può essere anche infinito, i tanti caffè. E poi quel misto di ansia ed euforia di quando il pubblico comincia ad arrivare la sera per gli spettacoli… Il teatro si fa insieme agli altri . Quando abbiamo chiuso le porte dei nostri spazi teatrali all’inizio di marzo senza sapere quando saremmo ritornati è stato un autentico dolore. Avevamo ancora tante cose da proporre al pubblico per le quali avevamo lavorato tanto e un progetto di formazione teatrale anch’esso interrotto bruscamente.”

Cosa vi resterà per sempre di questa inedita ‘esperienza’?
Hilenia: “Abbiamo vissuto in un tempo sospeso. Se provo a guardarmi dall’esterno mi immagino in una bolla insieme alla mia famiglia. Ciò che normalmente ci allontana gli uni dagli altri anche quando siamo insieme in una stessa stanza è il pensiero rivolto ad altro, quel qualsiasi altro che si concretizza al di fuori delle mura familiari e che potrebbe essere il rugby per mio figlio, la danza per mia figlia e il lavoro per me e Vincenzo. In questa bolla senza scadenze (se non quella dei prodotti alimentari acquistati una volta ogni 10 giorni) né prospettive, abbiamo apprezzato la bellezza dello stare insieme attraverso azioni semplici. Molti sono stati i momenti che ho dedicato all’ascolto di me stessa. Penso che non lo facevo da anni. Sicuramente anche tutto questo mi mancherà nella ripresa.”
Vincenzo: “Di aver condiviso un lunghissimo periodo esclusivamente con i nostri figli Fulvio e Marta, di esserci potuti dedicare a piccole cose quotidiane che normalmente abbiamo trascurato. Che il lavoro non può prendersi tutto, anche quando è meraviglioso. E poi ho scoperto per esempio di essere dotato di un pollice verde che non avrei mai sospettato di avere. Tra un po’ anche grazie ai mie figli sul terrazzino spunteranno i pomodori.”

Cosa ne pensate di questa trasposizione web di tutto, o quasi tutto,il settore artistico – culturale?
Hilenia: “Ho sempre pensato che il web fosse un ottimo strumento per divulgare contenuti normalmente considerati di nicchia. Un codice diverso ma utile se considerato e valutato nella sua diversità. Il web non può sostituire lo spettacolo dal vivo, ma sicuramente integrarlo. Noi stessi abbiamo lavorato in questi ultimi giorni a performance nate già con l’idea della contaminazione con il digitale. Il web è stata la fondamentale piattaforma del dibattito del comparto nel momento del lockdown e sicuramente ne faremo tesoro per il futuro. Ci aiuterà se lo utilizzeremo tenendo presente la sua natura ed i suoi limiti. Potrebbe stimolare nuove strade di creazione ma è importante non dimenticarci di quel senso di prossimità tra attori, performer e pubblico che fa sì che avvenga il miracolo del ‘teatro’.”
Vincenzo: “Che fosse inevitabile; sono stati strumenti utili e lo saranno ancora e, se opportunamente utilizzati, possono veicolare contenuti artistici. Ma finita o attenuata l’emergenza bisogna ritornare a costruire una comunità reale. Indipendentemente dal Teatro, mi pare ovvio che una società che rinuncia all’incontro e alla socialità è morta.”

Relativamente alle vostre attività, avete idee e proposte per il futuro? Cosa vi aspettate? Quale il vostro augurio per la ripresa di tutto il settore artistico – culturale?
Hilenia: “Abbiamo già attivato processi per poter recuperare tutte le attività sospese, riprogrammandole da settembre. In questi mesi estivi, invece, oltre a riattivare le residenze artistiche, ci interessa dedicarci al nostro pubblico, fatto di persone che abbiamo lasciato da mesi e a cui abbiamo inviato periodicamente cartoline artistiche di saluto e vicinanza. Pensiamo ad azioni performative di incontro nei limiti delle regole di sicurezza stabilite.
Per quanto riguarda la produzione ci stiamo interrogando su nuove urgenze, dato che questa situazione di emergenza ha inevitabilmente messo in discussione quelle pregresse. Dal comparto mi aspetto solidarietà.
L’augurio è di muoversi uniti, ponendosi il problema di non lasciare indietro nessuno. Mai come in questo momento è fondamentale prendersi cura dei più fragili a costo di dover rinunciare a qualche fetta della propria torta. Per poter restare tutti in equilibrio è necessario ragionare sulla ripartenza nella consapevolezza che non siamo tutti uguali.
Non possiamo correre: dopo ogni paralisi c’è bisogno di riabilitazione e se non facciamo attenzione a questa fase importante di rigenerazione potremmo rischiare di perdere pezzi indispensabili e preziosi per strada.”
Vincenzo: “Ci stiamo pensando proprio in questi giorni, io ho sempre pensato che si dovesse ripartire ma gradualmente, in sicurezza e con il tempo necessario anche per elaborare quello che è accaduto. Un tempo che serve agli artisti e al pubblico e a tutti noi. Certo non alludo a tempi biblici. Immagino che si possa iniziare a settembre con il tempo necessario per poter rientrare in contatto con il pubblico. Ma vedo tante accelerazioni che mi lasciano perplesso.
È veramente difficile vedere il futuro dall’attuale prospettiva. Noi stessi forse chiuderemo uno dei nostri spazi storici per sempre.
Mi auguro di aver imparato qualcosa e che lo abbiano fatto anche gli altri.”

‘La cultura non si ferma’ se… continuate la frase.
Hilenia: “La cultura non si ferma se la si considera come elemento fondamentale del nostro Paese, se le si riconosce un valore etico, morale ed economico. La cultura non si ferma se si riparte con la consapevolezza che qualcosa è cambiato e con la prospettiva di ripensare un sistema mettendoci anche in discussione.
Vincenzo: “… Se non si ferma la curiosità, cioè se continuiamo a farci delle domande e se la politica capisce – e dobbiamo farglielo capire noi – che può diventare la prima risorsa economica del paese.”

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Articolo pubblicato il giorno 8 Giugno 2020 - 11:46


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