L’App ha uno scopo ben preciso: aiutare le vittime tramite una segnalazione. Il nome? Mobout, che unisce i termini ‘mobbing’ e ‘out’. L’applicazione e’ stata sviluppata a partire da un progetto della professoressa Lucia Boscia, referente per il bullismo della scuola, con il supporto del dirigente scolastico, Maria Calabrese, ed e’ “disponibile per tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, che sono il centro sociale e culturale di uno studente”, spiega Boris nella presentazione del suo elaborato.
Quella di Benevento e’ una delle storie raccolte dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito della campagna #LaScuolaNonSiFerma, durante la quale sono state pubblicate sul sito istituzionale le esperienze che le scuole hanno messo in campo nel corso del lockdown. Come funziona l’App? “Bastera’ compilare un modulo di segnalazione in forma anonima, che verra’ inoltrato al personale scolastico incaricato, il quale potra’ intervenire rilevando il problema, ma non il segnalatore in modo da tutelarne la privacy e l’identita'”, spiega lo studente. L’idea e’ quella di poter attivare, anche attraverso segnalazioni inizialmente anonime, i docenti referenti per il contrasto del bullismo. Un ‘alert’ che consentira’ alle scuole di attivarsi per poter reagire e intervenire quando ci sono casi di bullismo e cyberbullismo.
“Voglio complimentarmi con Boris – commenta la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – Ho avuto modo di vedere in anteprima una sintesi del suo lavoro e mi ha sorpreso molto. Non solo per la competenza digitale dimostrata, ma anche per la scelta del tema affrontato, quello del bullismo e del cyberbullismo. Un tema centrale, su cui come Ministero stiamo lavorando, e che entrera’ anche nelle linee guida sull’Educazione civica, che sono pronte e che emaneremo a breve. E’ bello vedere come i ragazzi siano consapevoli della necessita’ di contrastare certi fenomeni – conclude Azzolina – e come sappiano mettersi in gioco, essere loro stessi parte della soluzione del problema”.
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