i militari infatti si appostarono davanti al carcere, di fronte ai familiari dei detenuti, con lo scopo di individuare alcuni agenti che montavano in servizio, e a cui dovevano notificare gli atti giudiziari, suscitando protesta e indignazione tra i poliziotti, che si sentirono, e si sentono ancora oggi, delegittimati, soprattutto agli occhi dei detenuti con cui sono quotidianamente in contatto. “Non siamo ne’ picchiatori ne’ torturatori, ma garantiamo, e lo facciamo nell’esclusivo interesse dei cittadini, la sicurezza nelle carceri italiane”, dice Ciro Auricchio, segretario regionale dell’Uspp, con un chiaro riferimento al reato di tortura contestato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere ai 57 agenti. “Come poliziotti ci sentiamo abbandonati; abbiamo assistito alle passerelle fatte dai politici e dai vertici della nostra amministrazione, ma nulla e’ cambiato. Ci sono 100 colleghi in malattia, gli uomini del Gom inviati dal Dap non svolgono le nostre mansioni, ma comunque la loro presenza ci tranquillizza”, afferma Gaetano Napoleone, sindacalista dell’Uspp e agente al carcere di Santa Maria Capua Vetere “Pretendiamo che il sistema carceri venga profondamente rinnovato” dice il segretario generale del Sinappe Roberto Santini, mentre il suo omologo regionale Pasquale Gallo grida “siamo tutti Santa Maria Capua Vetere”. L’Osapp, presente con il segretario generale Pasquale Montesano e il regionale Vincenzo Palmieri, ribadisce la richiesta di dimissioni per il ministro della Giustizia Bonafede. Alla manifestazione era presente, in segno di solidarieta’ agli agenti, anche una piccola delegazione dell’associazione nazionale guardie giurate particolari, guidata dal presidente nazionale Giuseppe Alviti.
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