E’ stata sedata la rivolta al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove questa notte circa 45 detenuti del settore Danubio che racchiude persone ritenute ‘problematiche’, hanno aggredito sei agenti della penitenziaria che hanno provato ad appiccare fiamme dando fuoco alcune suppellettili nell’infermeria.
I rivoltosi sono stati isolati mentre invece continua la protesta simbolica degli agenti della penitenziaria che non entrano nell’istituto e sono fermi davanti al piazzale.Nell’istituto di pena casertano sono arrivati Antonio Fullone, provveditore regionale delle carceri e Roberto Tartaglia, vice capo del Dap. Intanto, mezzi della Polizia Penitenziaria “di rinforzo” stanno affluendo al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Molti agenti sono anche usciti sul piazzale in segno di protesta.
All’esterno dell’istituto di pena sono arrivate le forze dell’ordine, tra cui la Polizia di Stato. “Uno dei due detenuti che la scorsa notte si sono resi protagonisti dell’aggressione a sei poliziotti della Penitenziaria – dice Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, in un video postato su Youtube – ha colpito ancora: ha aggredito un altro agente che e’ stato soccorso con un’ambulanza. I poliziotti sono da soli ad affrontare queste emergenze e il ministro Bonafede e’ completamente assente”.
E’ in corso una “trattativa” . Lo rende noto il segretario regionale del Si.N.A.P.Pe Pasquale Gallo. Insieme con l’amministratore delle carceri campane Antonio Fullone, il vice capo del Dap Roberto Tartaglia, c’e’ anche il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Milita. Al momento, secondo quanto si apprende, sono otto gli agenti rimasti feriti. Il reparto Danubio detenuti resisi protagonisti di intemperanze ma anche i carcerati provenienti dagli istituti di pena dove nei mesi scorsi, durante lockdown, ci furono rivolte e proteste. I detenuti del carcere casertano che hanno denunciato i poliziotti per i presunti pestaggi dello scorso 6 aprile, inoltre, per motivi precauzionali sono stati messi in isolamento, allo scopo di evitare i contatti con gli agenti denunciati.
“I colleghi si rifiutano di andare a fare servizio… l’incriminazione principale e’ la presunta tortura… se sono indagati per tortura non possono entrare (durante la rivolta, ndr) altrimenti rischiano di aggravare la loro posizione a livello giudiziario”, “stanotte sono stati torturati nostri colleghi, presi a sprangate e feriti con le lamette. I torturati siamo noi e non loro”. Lo ha detto Vincenzo Palmieri, sindacalista dell’Osapp.
Articolo pubblicato il giorno 13 Giugno 2020 - 14:33