Omicidio dello zainetto: la Dda chiede 7 ergastoli, 14 anni di carcere per il pentito Umberto D’Amico o’ lione e 5 anni per Giovanni Borrelli detto “Giuann che llent”.
A processo davanti alla corte di Assise di Napoli per l’omicidio di Luigi Mignano avvenuto ad aprile del 2019 nei pressi dell’istituto scolastico “Vittorino da Feltre”, al rione Villa, ci sono il boss Umberto Luongo, 42enne di San Giorgio a Cremano, e Giovanni Salomone, cognato dei fratelli D’Amico, nonché di Pasquale Ariosto, Salvatore Autiero, di San Giovanni a Teduccio, Gennaro Improta, di San Giovanni a Teduccio, Giovanni Musella, di Portici, e Ciro Rosario Terracciano di San Giovanni a Teduccio, quest’ultimo è ritenuto l’esecutore materiale del delitto.
Secondo la ricostruzione del pentito l’omicidio di Luigi Mignano, cognato del boss Ciro Rinaldi detto mauè, sarebbe stata una vendetta trasversale proprio nei confronti dei Rinaldi nemici giurati della cosca Luongo-D’Amico federata con i Mazzarella. Francesco Rinaldi, figiio di o’ giallo, e Giuseppe Rinaldi, figlio di Ciro, avevano rubato uno scooter di un parente di Clemente Amodio e non volevano restituirlo. Ha raccontato il pentito: “Francesco Rinaldi, dopo essere stato picchiato da dieci di noi per la storia dello scooter, andò presso la paninoteca di Gaetano Ariosto e butto a terra il furgone dei panini e picchiò chi
stava facendo i panini, cioè il gestore”.
A quel punto scattò la vendetta e siccome i Rinaldi non si facevano vedere in giro si decise che colpire Mignano che ogni mattina accompagnava il nipotino omonimo a scuola. E così il 4 aprile del 2019 il commando entrò in azione mentre Mignano insieme con il figlio Antonio (che rimase ferito) stavano accompagnando il piccolo a scuola. Il bambino rimase miracolosamente illeso.
Articolo pubblicato il giorno 20 Giugno 2020 - 06:55