Si è discusso a lungo dei possibili effetti positivi e collaterali delle settimane lockdown necessarie per limitare la diffusione del Coronavirus: a Napoli, in particolare, ne hanno beneficiato l’ambiente e il mare.
In genere abituati ai frastuoni del traffico o al vociare di chiassosi vicini, grazie al lockdown i napoletani potrebbero aver scoperto – o meglio, riscoperto – la presenza di altri suoni che si diffondono nelle loro case, e in particolare il cinguettio degli uccelli o un imprevedibile silenzio. È quanto rivelano alcuni studi presentati in occasione della recente Giornata mondiale dell’Ambiente, che fanno il punto anche sulla situazione dei fondali marini nel periodo di massima limitazione alle uscite.
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La città di Napoli è sempre in testa alle classifiche sulla rumorosità delle aree urbane e, secondo le stime più recenti, il livello dei decibel udibili è fin troppo vicino alla soglia dei 90 dB, segnalata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come punto di criticità, superato il quale si rischiano danni all’udito anche permanenti.
Non è un caso che la cronaca partenopea sia piena di situazioni di protesta – l’ultima, l’iniziativa di cittadini di Fuorigrotta chiusi in casa contro il sottopasso Claudio, da sempre fonte di frastuono e problemi – o che l’azienda specializzata FinestreantiRumore.it abbia scelto di aprire una sede della sua attività di produzione e vendita di serramenti e infissi a Napoli, proponendo le sue soluzioni di insonorizzazione straordinaria e garantita anche per i livelli elevati di rumori della città.
La chiusura forzata delle attività e le misure di contenimento del Covid-19, però, hanno generato conseguenze anche in questo ambito e, in particolare, hanno ridotto la quota di baccano e trambusto che generalmente vivacizza le strade partenopee. L’effetto più immediato è stato riscontrato dalla Asoim, associazione studi ornitologici per l’Italia meridionale impegnata nel monitoraggio e nel censimento dell’avifauna, che ha segnalato la presenza di numerose specie di volatili nei cieli cittadini.
Oltre che il semplice avvistamento, a destare sorpresa è stata anche la possibilità di percepire il cinguettio degli uccelli, da tempo preclusa a causa del rumore ambientale che prevarica il dolce suono animale. Un fenomeno che è stato riscontrato in tutto il mondo, e che ha portato alla creazione del primo atlante sonoro pubblico mondiale del coro dell’alba degli uccelli durante la primavera, ideato dal Museo Biotopia di Monaco di Baviera.
Dal cielo al mare: anche i fondali hanno riscontrato conseguenze positive per l’assenza di attività umana nei mesi di lockdown, e l’operazione “Il mare al tempo del Coronavirus” ne ha rivelato la portata. Coordinati dall’associazione ambientalista «Marevivo», vari gruppi di sub in 100 ore di immersioni e grazie all’uso di idrofoni hanno ottenuto oltre 300 ore di registrazioni sonore che raccontano lo stato dei mari italiani, e quello napoletano in particolare, con impianti collocati a San Giovanni a Teduccio, Banco di Santacroce (vicino a Castellammare di Stabia) e a Punta Carena a Capri.
Per l’ambiente partenopeo, i coordinatori per la parte scientifica del progetto Ferdinando Boero ed Enzo Saggiomo (rispettivamente professore ordinario di Zoologia dell’università Federico II di Napoli e direttore della fondazione Dohrn) hanno dichiarato: “Abbiamo registrato un aumento consistente del numero dei pesci, divenuti meno diffidenti nell’avvicinarsi ai sub”, ma la “cosa straordinaria è stata la registrazione dei suoni, senza alcun tipo di inquinamento acustico antropico, effettuata dagli idrofoni posizionati nei fondali, che ci hanno permesso di ascoltare la voce di aragoste, corvine, cernie e saraghi”.
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