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Mobilitazione condivisa per l’ultimo Flash Mob alla Foce del Fiume Sarno, ferito a morte dagli sversamenti

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Un successo l’ultimo Flash Mob per il fiume Sarno che in più tappe e in molti comuni dell’agro sarnese hanno portato a termine con lo slogan indovinato e condiviso “Uniti per il Sarno. Se non ora, quando?”.

 

Una piccola folla di un centinaio di persone ha percorso la sponda della destra idraulica della Foce, quella torrese, per serrare le fila e compostamente protestare con un silenzio lunghissimo, durato addirittura dieci minuti. Le TV locali hanno ripreso il corteo spontaneo e hanno raccolto molte e significative dichiarazioni dei protagonisti della mobilitazione.
Sullo sfondo della foce l’isolotto turrito della foce di Rovigliano, messo in risalto dagli ultimi raggi di sole del sole che tramontava accendendo un tramonto di attraente, di un giallo livido e splendente che faceva luccicare le onde del mare che si infrangevano sulla riva dello Stagnone, un tempo non lontano oasi straordinaria di caccia e pesca.

Alla foce erano intenti a pescare, indifferenti rispetto al corteo, tranquillo e composto, alcuni gruppetti di pescatori di anguille, con i loro caratteristici grandi ombrelli rovesci, alcuni di posta in mare e altri appoggiati sulle rocce basaltiche vesuviane, già naturalizzate dagli agenti naturali spontanei del sito.
Tra gli aderenti al Flash Mob anche alcuni suonatori e interpreti di Tammorriate, che si sono fatti apprezzare dai presenti, intrattenendoli brevemente, mentre qualche coppia si abbandonava al ballo ai ritmi della Tammorriata.

Quasi una scena di altri tempi, composta e dignitosa, senza eccessi verbali e comportamentali. Ma si leggeva sui volti un misto di rassegnazione e rabbia impotente.
Qualcuno si intratteneva sui massi rocciosi messi a difesa dei bracci del pennello che un ennesimo commissario volle far realizzare prolungando la foce antica ben funzionante dalla seconda metà dell’Ottocento. La Foce fu infatti sistemata durante il regno, troppo breve purtroppo, di re Ferdinando II di Borbone delle due Sicilie, in occasione del raddrizzamento del percorso del Sarno da Scafati. Fu allora che nacque via Ripuaria, in origine un tracciato campestre lungo fiume che attraversò diritto come un fuso la campagna pompeiana, fino allo sbocco in mare, appartenente da secoli a due Comuni differenti, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia.

Il Raddrizzamento fu un’opera strategica del Re realizzata in funzione del Polverificio Borbonico di Scafati, oggi affidato al parco Archeologico di Pompei. E il fatto fa ben sperare, se però i Responsabili del Grande Progetto Pompei sapranno non farsi sfuggire i finanziamenti europei che attendono di essere spesi con la tempestività finora mancata, nonostante tutto. I finanziamenti previsti per la Buffer Zone Unesco di Pompei rappresentano una occasione straordinaria di rilancio per tutto il territorio dal Vesuvio al Mare. E’ una occasione da non perdere, anche per il Sarno.

Assolutamente. E ci confortano le recentissime notizie che riguardano gli esiti dei controlli serrati e le multe salate pche stanno cominciando a fioccare su chi continua a inquinare il Sarno e il suo habitat devastato. Il Ministero dell’Ambiente ha comunicati che sono state censite le 247 principali attività produttive e i relativi impianti esistenti sulle sponde del Sarno con la relativa individuazione, degli scarichi dei reflui. Sono stati quindi sequestrati 12 scarichi abusivi e anche denunciate 48 persone, nonché comminate multe per 40mila euro. E’ la dimostrazione che denunciare i problemi stimola la ricerca di soluzioni, mentre tutti aspettiamo di riappropriarci del nostro patrimonio ambientale.

Federico L. I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 24 Giugno 2020 - 14:43



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