Due detenuti di origine nomade sono evasi dal carcere romano di Rebibbia. E’ successo nelle prime ore del mattino: i due hanno segato le sbarre della cella e si sono calati con alcune corde prima di darsi alla fuga. La segnalazione è arrivata in questura alle 11.52 e subito sono scattate le ricerche. I due evasi sono un 46enne e un 40enne, in carcere per reati che vanno dal riciclaggio all’estorsione.
“L’episodio di questa notte evidenzia tutta la fragilità del sistema carcerario!, è il primo commento del segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo. E poi aggiunge: “Abbiamo bisogno che si presti la giusta attenzione al sistema carcerario Italiano che fa acqua da tutte le parti, prima cosa lo stato deve riprendere il controllo delle carceri che al momento sono senza dubbio sotto il controllo dei delinquenti e delle organizzazioni criminali”.
I due evasi da Rebibbia sono fuggiti “dopo avere scavalcato il muro di cinta, usando una manichetta dell’acqua, favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e dal fatto che non ci sono le sentinelle della Polizia Penitenziaria sul muro di cinta. Un fatto grave, che e’ conseguenza di una sottovalutazione degli allarmi lanciati dal SAPPE negli ultimi giorni “. A denunciarlo è il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) . “Questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia Penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno”, dice il segretario Donato Capece, ricordando che proprio pochi giorni fa il Sappe aveva richiamato l’attenzione sulle criticita’ della Casa di reclusione di Rebibbia, a cui si chiede di rimediare con l’assunzione di almeno 10 agenti. Per Rebibbia è prevista “una dotazione organica di 196 agenti, a fronte di una presenza effettiva complessiva di 150 unità (ovvero 46 poliziotti in meno con una carenza che supera il 25% del previsto). Sui 150 poliziotti in servizio, 81 hanno più di 50 anni (e quindi avrebbero diritto ad essere esonerati dai turni notturni e da servizi particolarmente gravosi), 37 sarebbero fruitori di permessi della legge 104 e circa 10 unità andranno in quiescenza durante l’anno in corso”. L’ endemica carenza di personale sta “pregiudicando fortemente l’ordine e la sicurezza dell’istituto.I colleghi sono costretti a turni di lavoro massacranti, ma ormai sono allo stremo delle forze. Per di più, l’istituto ospita diverse tipologie di detenuti: diversi soggetti hanno problemi di natura psichiatrica e numerosi sono collaboratori di giustizia che, evidentemente, richiedono una maggiore cautela e una più assidua sorveglianza”.
Articolo pubblicato il giorno 3 Giugno 2020 - 15:15