Coronavirus: nel Casertano 542 ‘furbetti’ del bonus spesa. Tutti hanno dichiarato il falso e ottenuto il legittimamente il contributo straordinario destinato alle famiglie in stato di bisogno. La scoperta dai controlli della Guardia di Finanza di Caserta sulle elargizioni dei buoni spesa coronavirus da parte dei principali comuni nella provincia.
Tra i falsi bisognosi anche 80 pregiudicati. I finanzieri hanno ultimato i controlli sulla veridicità di migliaia di autocertificazioni presentate da persone che hanno beneficiato dell’elargizione dei bonus spesa Covid-19 da parte dei principali enti locali della provincia di Caserta. Il raffronto analitico tra i singoli dati dichiarati e quelli risultanti dalle banche dati in uso al Corpo ha permesso così di scoprire ben 542 persone che, dichiarando il falso, hanno ottenuto illegittimamente il contributo straordinario, in realtà destinato alle sole famiglie in evidente stato di bisogno e maggiormente colpite dagli effetti economici derivanti dall’emergenza sanitaria. Pur nella diversità delle scelte operate dai singoli Comuni circa i requisiti di base utili a stilare le graduatorie e pur nella diversità delle stesse procedure, più o meno formali, di assegnazione, sono state passate al setaccio circa 10.000 domande relative a 20 tra i Comuni più popolosi della provincia. In alcuni casi, poi, sono stati gli stessi enti locali a inviare alla Guardia di Finanza, per le verifiche di competenza, il bando di assegnazione e l’elenco dei beneficiari, mentre in altri casi è stata selezionata solo una parte degli assegnatari sulla base di alcuni indici di maggior rischio di irregolarità (ad esempio le autocertificazioni attestanti il mancato possesso di alcuna forma di sostentamento reddituale del nucleo familiare).
L’attenzione delle Fiamme Gialle si e’ poi concentrata in primo luogo nella verifica dell’effettiva mancata percezione di altre forme di sostegno pubblico, quali reddito di cittadinanza, indennità di disoccupazione, trattamenti pensionistici o comunque del possesso di altri redditi superiori a determinate soglie di valore, più o meno scaglionate secondo la numerosità del nucleo familiare, che in molti bandi costituivano condizioni ostative per l’ottenimento del buono spesa. All’esito di questa prima tornata di verifiche, quindi, le irregolarità accertate sono state appunto 542, per un importo complessivo illecitamente percepito che supera i 100.000 euro. In più di 400 casi le dichiarazioni false hanno effettivamente comportato l’assegnazione di un buono spesa in realtà non dovuto, mentre in un centinaio di casi i richiedenti hanno dichiarato il falso solo per avere titolo preferenziale nell’assegnazione, senza poter sapere che, anche dichiarando i dati reali, avrebbero ottenuto in ogni caso il contributo, atteso che alcuni comuni sono riusciti a soddisfare tutte le istanze ricevute o comunque hanno deciso di distribuire le risorse “a pioggia” non prevedendo requisiti reddituali particolarmente selettivi. Complessivamente 333 cittadini sono stati verbalizzati ai sensi dell’art. 316 ter c.p. che prevede l’irrogazione di una sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro da euro 5.164 a euro 25.822 nel limite del triplo del beneficio conseguito, mentre altri 131 richiedenti sono stati denunciati penalmente all’Autorità Giudiziaria per falso in atto pubblico.
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