L’attivita’ di polizia giudiziaria al carcere di Santa Maria Capua Vetere e’ iniziata questa mattina molto presto. Alcuni carabinieri del comando provinciale di Caserta, in borghese, si sono diretti al penitenziario con l’interno di identificare gli agenti di polizia penitenziaria destinatari di un decreto di perquisizione e contestuale avviso di garanzia.
Quindi hanno fermato le prime auto dei poliziotti che arrivavano per individuare alcuni che avrebbero montano di li’ a poco. “Tatto, discrezione e assoluto rispetto del ruolo”, fanno sapere fonti dell’Arma. “Nessuna tensione in un’operazione che non ha visto alcuna violazione ed e’ durata relativamente pochissimo”, dicono ancora. A nessuno e’ stato imposto di mostrare i documenti d’identita’, ma i militari dell’Arma hanno chiesto ad ognuno degli agenti fermati le generalita’. Tra l’altro con i carabinieri c’erano anche i magistrati che coordinano le indagini della procura samaritana, il procuratore aggiunto Milita, e i sostituti procuratori Pinto e Pannone che avevano firmato i decreti. Nessun avviso di garanzia e’ stato notificato questa mattina e non c’e’ stato bisogno di alcuna perquisizione perche’ gli agenti della penitenziaria hanno tutti consegnato spontaneamente il telefono cellulare all’esterno del carcere, all’interno e nei domicili per chi non non era in servizio. L’attivita’ e’ continuata anche nel carcere con acquisizioni di documenti.
L’inchiesta della locale Procura ha indagato 57 agenti per i presunti pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile scorso, in piena emergenza Covid-19. Sotto accusa le modalita’ dell’operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, ritenute eccessivamente “spettacolari” dai sindacati della penitenziaria e da molti esponenti politici. Di prima mattina infatti alcuni carabinieri del Reparto Operativo di Caserta, davanti al carcere, hanno fermato le auto dirette alla struttura, facendo passare quelle dei familiari dei detenuti e bloccando quelle degli agenti, al fine di identificarli e constatare se rientrassero tra gli indagati, cui dovevano notificare un decreto di perquisizione; un’operazione fatta davanti agli occhi dei familiari dei detenuti, molti dei quali hanno ripreso la scena, soddisfatti perche’ l’indagine si e’ avvalsa anche della loro denuncia.
I pestaggi sarebbero stati originati dalle proteste dei reclusi avvenute in carcere qualche giorno prima del 6 aprile, per la sospensione dei colloqui causa covid. Totale solidarieta’ agli agenti dal centrodestra: al carcere e’ giunto anche nel pomeriggio il leader della Lega Matteo Salvini. “Non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato” ha detto, “in particolare davanti ai familiari dei detenuti”. Per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, “in una Nazione normale lo Stato avrebbe agito tempestivamente e punito in maniera esemplare i responsabili delle rivolte, in Italia invece arrivano incredibilmente e vergognosamente gli avvisi di garanzia alla Polizia Penitenziaria”. No a processi sommari contro gli agenti, chiede Maurizio Gasparri (Fi). “Perche’ questa eccessiva spettacolarizzazione?” si chiede l’assistente capo della Penitenziaria, in servizio a Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Napoleone. “Bastava andare a casa dei poliziotti, anche per una questione di rispetto tra Corpi dello Stato” prosegue Napoleone. Il sindacalista dell’Uspp Ciro Auricchio parla di “sgarbo e scorrettezza verso la Polizia Penitenziaria”.
Da ambienti dell’ufficio inquirente ribattono che non c’e’ stata alcuna spettacolarizzazione, ma la modalita’ scelta e’ stata quella che consentiva di realizzare l’operazione in un unico contesto di luogo e tempo. Alcuni tra gli agenti indagati sono tornati a casa, altri sono saliti sui tetti, ed e’ dovuto intervenire il Procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Milita – per convincere i poliziotti a scendere. Dal comando provinciale dei carabinieri di Caserta hanno fatto sapere che l’operazione e’ stata concordata con la Procura e che e’ stato usato il massimo garbo nei confronti degli agenti penitenziari.
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