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Vita d’artista e pandemia. Adele e Luca: tra cinema e teatro, il racconto della loro quarantena

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Una nuova coppia d’artisti ha accettato di prender parte a questa sorta di ‘indagine’ che racconta, spiega, come gli operatori dello spettacolo hanno vissuto, nell’intimo della propria quotidianità, tutto il periodo della pandemia senza esclusione di fasi.
Premetto che a questa ‘intervista’ ci sono arrivata sulle punte delle mie scarpette di danza numero 41 perché, prima ancora dei nomi e delle rispettive professioni, è arrivato quell’intenso profumo di calle selvatiche che prende il nome di riservatezza.

Lei è Adele, un nome caro a Truffaut.
Si chiama Adele Gallo ed è una casting director napoletana. Con il socio Massimiliano Pacifico, gestisce un gruppo di lavoro, KLAB4FILM, che si occupa di casting a tutto tondo per il cinema, la televisione e la pubblicità.
Lui è Luca Saccoia, attore di teatro e di cinema e regista, di cui ricordiamo solo i più recenti lavori altrimenti ci vorrebbe una sezione a parte a lui dedicata: è Antonio nel film ‘Vita segreta di Maria Capasso’ di Salvatore Piscicelli, al fianco di Luisa Ranieri, Daniele Russo, Nello Mascia, Antonella Stefanucci; lo abbiamo visto sul set de ‘Il commissario Ricciardi’, ‘I bastardi di Pizzofalcone’… a teatro ha lavorato con Scaparro, Francesco Rosi, Tato Russo, Cerciello e molti altri.

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Alla loro pirma uscita social – pubblica di coppia, Luca: “ti scrivo in un lunedì della ‘fase due’ in cui continuo a interrogarmi e sul registro metto un bel ‘tre da cui ricominciare’. Rispondere di cosa mi occupo dopo questa serie di infiniti esami, mi farebbe dire: ‘operatore della farina’ (panettiere da covid- 19); ‘animatore del legno’ (falegname da covid -19); ‘urbanista ecologico’ (per la logistica applicata alla raccolta differenziata da covid-19); giornalaio (giornalista da covid-19); etc etc ma credo di restare ancora un attore.”

Come e quanto è cambiata la vostra ‘giornata tipo’ rispetto al pre pandemia?
Adele: “Il mio ultimo incontro di lavoro è stato il 9 marzo, alla vigilia del lockdown totale. Da quel momento la mia routine giornaliera è cambiata radicalmente: credo di non aver mai trascorso tutto questo tempo in casa in tutta la mia vita, un po’ per indole, un po’ perché lavoro da tanti anni (ho un passato da organizzatrice teatrale con INTERNO5) e quindi sono abituata a trascorrere tante ore fuori casa e a contatto con tante persone. La sensazione è stata come quella di una serranda chiusa bruscamente sulla mia vita. Dopo i primi giorni di riposo vero, quasi come se fosse una vacanza, con Luca abbiamo ricreato e scandito la nostra giornata e i nostri tempi, rispettando anche i momenti di solitudine e autonomia di ciascuno, grazie a questo patto silente non ci siamo ‘scannati’ e siamo ancora vivi!”
Luca: “Dal punto di vista della coppia, la nostra giornata è cambiata radicalmente perchè a parte durante le vacanze estive, in undici anni di fidanzamento e dieci di convivenza, raramente abbiamo passato tanto tempo insieme. Avendo cambiato casa da poco, abbiamo potuto apprezzare il “buono” di questa anomala reclusione e prenderne i lati positivi o addirittura sorprendenti ed in parte è stato come conoscersi per la prima volta.
Poi vedere Adele fare un dolce è stato un po’ come avvistare la cometa di Halley o Moby Dick e probabilmente lo stesso stupore lo avrà provato lei nel vedermi lavare i vetri. A parte gli scherzi, la mie abitudini non sono cambiate molto, quello che è cambiato – considerando la tragedia che incide nel quotidiano del “dentro” – è stata ed è la ‘qualità’ delle abitudini. Sono abituato a studiare molto, a parlare da solo ad alta voce, a fare una serie di esercizi quotidianamente ed ho cercato di non mollare neanche in ‘quarantena’, ma senza il “lavoro sul campo” e senza rapporti umani, in certi momenti si blocca il respiro e preparo il caffè per distrarmi.”

Quale l’aspetto che più vi è mancato, o che vi manca ancora, del vostro lavoro?
Adele: “Il lavoro mi manca tantissimo, in tutti i suoi aspetti, anche quelli stressanti e difficili. Se proprio dovessi sceglierne uno, però, mi manca il lavoro con gli attori durante i provini, un momento di scambio molto forte e importantissimo per me.”
Luca: “Fare le valigie, disfare le valigie, odiare le valigie e ancora di più, odiare di non sopportarle quando non c’è una meta come adesso. Gli occhi degli allievi e la paura di tradire la fiducia che ripongono in me, che in tutta coscienza so di essere il primo a dover imparare da tutti; i caffè da non prendere più; una battuta detta meglio del giorno prima; i pocket coffee per rimanere svegli in autostrada; cantare con il gruppo storico, gli stralci dati col sorriso; la voglia di mandare tutti a ‘fanculo; la notte prima di una prima; fare un cattivo provino; ricordare il nome di tutti; dare una bella notizia ad Adele; ricevere una bella notizia da Adele; ricordare tutte le battute che pensavo di non sapere; guardare la valigia… i soldi.”

Cosa vi resterà per sempre di questa inedita ‘esperienza’?
Adele: “La gioia della riconquista. Non vedo l’ora di tornare al lavoro, di andare al cinema, a teatro, ad un concerto: saranno delle nuove prime volte.
Io e la mia migliore amica al primo caffè, seppure da asporto, seppure preso a distanza l’una dall’altra, seppure con le mascherine rialzate subito dopo aver bevuto, ci siamo guardate negli occhi e ci siamo commosse. Abbiamo sentito di aver riconquistato il nostro spazio e il nostro tempo, chi la dimenticherà mai questa emozione?”
Luca: “Per tirare le somme bisognerebbe almeno avvicinarsi alla fine di qualcosa e invece temo che ‘l’esperienza’ sia ancora nel ‘vivo’. Tuttavia restano delle maniglie lucidissime di cui sono particolarmente fiero e una pila di giornali che puntualmente getterò ‘domani’.”

Cosa ne pensate di questa trasposizione web di tutto, o quasi tutto, il settore artistico – culturale?
Adele: “Banalmente credo che uno schermo non possa mai sostituire l’esperienza dal vivo. Altrettanto banalmente credo che spostarsi nell’etere sia stata una reazione naturale e necessaria degli artisti, esseri umani spinti dalla urgenza di espressione e condivisione. Dico ‘sia stata’ perché ormai siamo in fase due, una fase in cui il settore abbisogna e deve ritornare al lavoro come tutti, anche se diversamente da prima.”
Luca: “La mia prima reazione dopo la ‘chiusura’ è stata quella di ‘sparire’. Raramente ho accettato perfino le video chiamate. Su Istagram ho creato un alter ego per evitare qualsiasi tentazione di autoscatto pandemico. Nonostante ciò non escludo nessun tipo di esperienza e anche il web può essere uno strumento interessante. Occorre impadronirsi del mezzo che si vuole usare prima di ‘creare contenitori strabordanti’. Del resto vanno a tentoni dai piani ‘alti’ del governo, figuriamoci ‘noi’ guitti. Certamente l’abbraccio tra pubblico e attori non è paragonabile allo schermo di un computer, così come il buio della sala cinematografica ha tutto un altro fascino rispetto a un tablet, però se dovesse durare tanto ‘l’emergenza’ e se come spesso accade in Italia il ‘temporaneo’ diventasse ‘definitivo’, qualcosa bisogna fare ed è nostro dovere trovare soluzioni.”

Relativamente alle vostre attività, avete idee e proposte per il futuro? Cosa vi aspettate? Quale il vostro augurio per la ripresa di tutto il settore artistico – culturale?
Adele: “Il nostro futuro non può essere dietro la saracinesca di cui parlavo prima. Siamo lavoratori e come tali contribuiamo a far girare l’economia pubblica e privata del paese, vogliamo continuare a farlo, è nell’interesse di tutti. Intanto mi aspetto che menti migliori della mia progettino una modalità verosimile e realizzabile di ripresa. Il mio augurio, ma non da ora, è che ai lavoratori dello spettacolo vengano riconosciuti gli stessi diritti e la stessa dignità di coloro che lavorano senza necessariamente appassionare e divertire. Non mi sento in alcun modo speciale, vivo del mio lavoro e come tanti non ho né rendite né genitori milionari e a costo di risultare ripetitiva, ribadisco con forza che il settore culturale debba riprendere come gli altri perché è un’industria, perché crea indotto, perché, come tutti i settori, è indispensabile.”
Luca: “Per il momento è prematuo parlare di progetti o fare previsioni perché ‘la nottata non è ancora passata’ per citare il grande Eduardo. Mi auguro che l’economia giri, che le scuole riaprano presto, che i disoccupati lentamente trovino lavoro, che i genitori di figli disabili possano trovare sollievo e aiuti; vorrei integrazione e non negazione e vorrei più incazzati e meno collerici. Senza il pubblico siamo niente, può sembrare una frase fatta forse anche banale, ma estendendo il concetto, se la gente soffre, se sta male e non guadagna, difficilmente potrà comprendere che siamo ‘indispensabili’ e non invisibili.”

‘La cultura non si ferma’ se… continuate la frase.
Adele: “Se tutti comprendiamo che è necessaria e vitale.”
Luca: “La cultura” non si fermerà e questo dovrebbe essere meraviglioso, ma non è così. Vorrei che per una settimana sparisse tutta la programmazione da ogni tipo di TV e web, che i quadri si voltassero automaticamente mostrando il retro, che le mummie del museo Egizio si mettessero a protestare insieme a un redivivo Edumnd Kean (tra i più grandi attori britannici di inizio ‘800, ndr), che le parole sbiadissero su ogni libro del pianeta… In attesa di una sveglia seria, da questa mancanza, come dalla mancanza del pane potrebbero rinascere ‘i fior’.

 

 

 

 

 

 


Articolo pubblicato il giorno 27 Maggio 2020 - 09:00


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