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Traffico illecito di rifiuti tra Veneto e Campania: 11 misure cautelari, 25 indagati e sequestro beni per 1 milione di euro

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Il Noe di Treviso ha tratto in arresto e sottoposte agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico 9 persone e sottoposte all’obbligo di dimora 2 persone.

Sottoposti a sequestro preventivo impianti, uffici, sedi legali ed operative di tre ditte delle quali due di trattamento e una di trasporto rifiuti; 10 motrici/rimorchi variamente utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti, per un valore complessivo di circa 500 mila euro; oltre 700 mila euro a carico complessivo delle 3 ditte indagate, quale profitto del reato di traffico illecito di rifiuti. E’ il risultato di una vasta e articolata attivita’ investigativa dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Treviso, diretti in quasi un anno di indagini dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia, conclusasi nella mattinata di oggi con l’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare per il traffico illecito di rifiuti. Si tratta di una delle piu’ importanti operazioni di Polizia giudiziaria contro il traffico dei rifiuti ed a tutela dell’ambiente mai eseguite in Veneto. Accanto al Noe di Treviso supportati da un velivolo del 3 Nucleo elicotteri cc di Bolzano, militari dei Noe coordinati dai Gruppi tutela ambientale di Milano e Napoli oltre che personale dei Comandi provinciali Cc di Verona, Padova, Vicenza, Mantova, Milano, Monza/Brianza, Napoli, Salerno e Caserta. Oltre agli arresti ed ai sequestri sono state compiute 25 perquisizioni, di cui 6 a carico di altre ditte al momento non indagate, con sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sara’ ora vagliata dagli inquirenti.

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L’indagine e’ stata avviata nel febbraio del 2019 e ha avuto origine da un monitoraggio condotto in ambito nazionale dal Comando carabinieri per la tutela ambientale nell’ambito di una mirata azione di contrasto, anche in Veneto, al fenomeno degli incendi, sia di alcuni impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti, sia di diversi capannoni industriali dismessi. Da una segnalazione dei Cc della Compagnia di Legnago, che hanno informato il Noe di Treviso di alcuni movimenti sospetti di mezzi pesanti nei pressi di un capannone sito nella provincia veronese in disuso da anni, l’attivita’ si e’ inizialmente sviluppata sotto la direzione della Procura della Repubblica scaligera per poi migrare, per la competenza dell’ipotesi di reato che si andava delineando, alla Procura distrettuale di Venezia. Attraverso l’incrocio di numerosi servizi svolti sul territorio, l’ausilio di tecnologie e un’approfondita analisi documentale, sono stati acquisiti elementi di responsabilita’ nei confronti di soggetti operanti nell’ambito del trattamento e trasporto dei rifiuti i quali, previa attribuzione di falsi codici dell’Elenco europeo rifiuti (Eer) nei formulari, avrebbero gestito illecitamente, con compiti e ruoli diversi, lo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti speciali – costituiti da rifiuti indifferenziati urbani, plastici e tessili, provenienti dalla Campania, dalla Toscana e da altre Regioni del Nord Italia, attraverso la mancata sottoposizione alle previste operazioni di trattamento/recupero e il successivo trasporto, stoccaggio e contestuale abbandono in capannoni dismessi del Veneto e dell’Emilia-Romagna.

Nello specifico, sono stati raccolti importanti elementi in ordine a ben 25 trasporti illeciti, nei quali i rifiuti risultavano sempre accettati formalmente dalla ditta che appariva come destinataria ma in realta’, nonostante le difformi attestazioni rilasciate, finivano in toto scaricati in capannoni in disuso in Veneto e in Emilia Romagna, tempestivamente sequestrati nel corso dell’attivita’. Complessivamente, le indagini hanno individuato elementi di responsabilita’ per lo smaltimento di circa 2700 tonnellate di rifiuti, per lo piu’ rifiuti speciali che non presentano frazioni valorizzabili, destinabili pertanto solo ed esclusivamente ad un impianto di smaltimento finale quali la discarica autorizzata oppure il termovalorizzatore. Con riguardo alle ditte che appaiono maggiormente coinvolte e’ stato possibile calcolare un illecito profitto di oltre 700 mila euro, desunto dallo smaltimento dei rifiuti del tutto irregolare ed effettuato anche con mezzi non autorizzati.


Articolo pubblicato il giorno 5 Maggio 2020 - 11:36


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