Coronavirus

Torre Annunziata, negativo al Covid il dipendente del Tribunale. Avvocati scrivono al Ministro: ‘Protocollo unico in tutta Italia’

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Torre Annunziata. E’ risultato negativo al tampone il dipendente del tribunale di Torre Annunziata che due giorni fa col test rapido era risultato positivo. Intanto sul fronte Giustizia c’è il caos e gli avvocati del foro di Torre Annunziata scrivono al Ministro della Giustizia di dettare regolo chiare e unitarie per tutti i tribunali italiani per impedire la frammentazione che si verificherà alla ripartenza con circa 200 protocolli diversi adottati dai distretti giudiziari.

Complicatissima la gestione della ripartenza e della riorganizzazione dopo lo stop forzato per l’emergenza Covid. Gli avvocati torresi minacciano proteste mentre a livello nazionale è stato indetto lo stato di agitazione.
Dunque, se i test rapidi al personale amministrativo giudiziario e i tamponi fanno ben sperare, non tira una buona aria invece sul fronte della riorganizzazione del settore Giustizia che era in uno stato preagonico già prima dell’emergenza.

A livello nazionale la classe forense dichiara lo stato di agitazione per richiamare l’attenzione sulle misure anti-covid che si stanno adottando nei distretti giudiziari italiani: sono stati approvati oltre 200 protocolli diversi che costringerebbero gli avvocati a tripli salti mortali carpiati per adeguarsi ad ognuno a seconda delle esigenze.

A Torre Annunziata il dibattito, sul fronte del processo telematico e le misure anti-Covid è acceso, tanto che si era creata, nei giorni scorsi, una profonda divisione tra Camera penale e Consiglio dell’ordine con visioni opposte su come affrontare l’esercizio della giustizia nei prossimi mesi dopo la decisione del Presidente del Tribunale di prorogare fino al 30 giugno l’utilizzo del processo telematico. Proprio a proposito del potere conferito ai capi degli uffici giudiziari di decidere – senza il parere vincolante dei consigli dell’ordine degli avvocati – come affrontare l’emergenza Covid, il presidente, Luisa Liguoro, a nome dei colleghi del Consiglio dell’ordine degli avvocati e dell’intera classe forense ha scritto una lunga lettera al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede chiedendogli di uniformare i protocolli per permettere l’esercizio della giustizia e il rispetto della legge.

Le evidenziamo che porre su un piano paritetico il parere dei rappresentanti dell’Avvocatura avrebbe favorito, e non poco, una ripresa razionale ed organica dell’attività giurisdizionale – scrive il presidente Liguoro -. Infatti estromettere dal processo decisionale la componente costituzionalmente demandata alla tutela dei diritti dei cittadini rappresenta un vulnus ad un percorso che doveva necessariamente essere unitario, celere e strutturale”. 

La questione, secondo gli avvocati oplontini, è diventata nevralgica ed ha prodotto una situazione ingestibile. Ed è anche a causa di tale mancanza, che a pochi giorni dalla attuazione del provvedimento governativo, Le denunciamo ufficialmente che la Giustizia Italiana è piombata nel caos più totale! – si legge nella lettera -. Nelle ultime settimane i Dirigenti dei Tribunali italiani, senza tener in debito conto i motivati pareri dell’Avvocatura e nel volenteroso intento di dotarsi di una disciplina che fosse capace di regolare lo svolgimento dell’attività giudiziaria, hanno elaborato una moltitudine di protocolli. Quasi sempre più di uno per ciascun Tribunale. Ogni sede giudiziaria ha disciplinato in maniera autonoma lo svolgimento dei processi, con significative differenze tra le diverse linee guida adottate e molto spesso, l’unico comune denominatore, è l’estromissione dell’Avvocatura dalle aule di Giustizia e persino dalle Cancellerie. Onorevole Ministro il diritto italiano si basa su norme scritte e i Giudici possono solo applicare le stesse, non possono crearle dal nulla. Inoltre, i cittadini devono conoscere preventivamente i precetti che disciplinano i loro comportamenti: è per questo che le leggi devono essere scritte e accessibili a chiunque”. Gli avvocati segnalano che la semplice esistenza di una pluralità di linee guida, a prescindere dalla bontà e dalla validità delle stesse, è una violazione insostenibile dei più elementari principi che reggono il processo, rappresenta la mortificazione del principio della certezza del Diritto. Nessuno dubita della necessità di introdurre una disciplina emergenziale che, consentendo la doverosa ripresa dell’attività giudiziaria nel rispetto dei principi di sicurezza, possa derogare alle usuali procedure. Se una deroga emergenziale era necessaria – nel rispetto dei fondamentali canoni che da millenni reggono il processo – ci aspettavamo che almeno essa fosse univocamente disciplinata e, soprattutto, che ciò fosse fatto in tempo utile per la ripresa”. Una situazione dunque impraticabile, secondo gli avvocati, che chiedono al Ministro di varare regole omogenee in tutti i tribunali italiani. Alla luce di tanto ed anche al fine di evitare che l’adozione di una pletora di protocolli e misure organizzative possa ingenerare innumerevoli contenziosi conseguenti alla loro applicazione, ci sembra doveroso esortarLa alla immediata redazione di linee guida univoche per tutti gli Uffici Giudiziari italiani, con contestuale indicazione dei parametri entro i quali, unicamente in ragione di peculiari esigenze logistiche, ciascun Dirigente di Tribunale possa discostarsi dalle stesse. Gli Avvocati, in mancanza di un intervento univoco e tempestivo, si vedranno costretti ad una protesta che, in questo delicato momento, essi stessi vorrebbero scongiurare. In ogni caso, essi porteranno a conoscenza dei cittadini i cui diritti hanno il compito di tutelare, la situazione di incertezza in cui è piombato l’esercizio della giurisdizione”.


Articolo pubblicato il giorno 10 Maggio 2020 - 20:19
La Redazione

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