Torna in cella Franco Cataldo, l’ergastolano accusato di aver tenuto prigioniero e poi ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo nel gennaio del 1996.
Il tribunale di sorveglianza di Milano ha ordinato un nuovo arresto per l’ergastolano, 85 anni, a cui erano stati concessi i domiciliari in seguito alla circolare del Dap sulle misure da adottare nei penitenziari in piena emergenza coronavirus. I carabinieri di Palermo hanno bussato a casa sua e lo hanno portato nel carcere Pagliarelli per essere trasferito in quello di Opera, dove Cataldo stava già scontando la pena prima del lockdown.Cataldo, in stretti rapporti con Giovanni Brusca, lo ‘scannascristiani’ di Cosa Nostra condannato per un centinaio di omicidi, è stato arrestato con altri mafiosi dopo la scoperta, a San Giuseppe Jato nel Palermitano, del bunker sotterraneo dove era stato segregato il figlio del pentito Santino Di Matteo detto ‘Mezzanasca’.
Il bambino fu ammazzato per ritorsione nei confronti del padre, la cui collaborazione con la giustizia permise una svolta nelle indagini sulle stragi di Capaci e Via d’Amelio, costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e alle rispettive scorte. Si tratta di uno tra gli episodi più atroci della storia della mafia siciliana: il cadavere del piccolo Di Matteo, strangolato, venne liquefatto in una vasca di acido nitrico una settimana prima di compiere 15 anni, dopo 779 giorni di prigionia. Oggi il nome di Cataldo compare proprio nella lista dei mafiosi da riportare dietro le sbarre stilata dal nuovo vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Roberto Tartaglia, in applicazione del decreto antimafia del guardiasigilli Alfonso Bonafede approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 9 maggio. Tale decreto legge attribuisce al Dap potere di iniziativa nell’indicare ai magistrati di sorveglianza soluzioni sanitarie idonee che consentano il rientro negli istituti di pena dei boss scarcerati per motivi di salute.
Articolo pubblicato il giorno 20 Maggio 2020 - 17:59